capitalismo compassionevole
loc. s.le m. Concezione capitalistica dell’economia che si propone di contemperare esigenze competitive e coesione sociale. ◆ Dopo essersi dichiarato «preoccupatissimo dalla disinvoltura con cui si parla di guerra come risposta al terrorismo: in realtà è una follia che distrugge la vita degli inermi», [Sergio] Cofferati ha voluto ricordare come «oggi si facciano i conti con [George W.] Bush e il suo capitalismo compassionevole». (Aldo Costa, Secolo XIX, 2 dicembre 2002, p. 2, Politica) • Nella Chiesa del post-concilio l’istanza della liberazione dal «peccato strutturale» dello sfruttamento guardava, in una ottica latino-americana, al capitalismo come al potere contro cui agitare la profezia. Atteggiamenti che oggi si aggiornano, ma non si rovesciano: l’impegno di qualche teorico del nesso fra cattolicesimo e partito repubblicano degli Stati Uniti, che ha cercato di accreditare il valore morale del capitalismo compassionevole (oltre a quello della guerra giusta) come anima occidentale del cattolicesimo, è significativo, ancorché poco efficace. (Alberto Melloni, Corriere della sera, 28 novembre 2004, p. 27, Cultura) • C’è lo scontro dentro la Fiom. Giorgio Cremaschi, segretario nazionale dei metalmeccanici, attacca il «capitalismo compassionevole di [Romano] Prodi», contesta «l’afflato tra il Prc e i grandi sindacati», definisce l’intesa che si va definendo sulla previdenza «una cosa che metterà i lavoratori gli uni contro gli altri». E critica il partito anche sulla questione morale: «Volete stare in tutte le giunte, persino in Campania e Calabria». (Goffredo De Marchis, Repubblica, 15 luglio 2007, p. 4).
Composto dal s. m. capitalismo e dall’agg. compassionevole, ricalcando l’espressione ingl. compassionate capitalism.
Già attestato nella Repubblica del 13 maggio 2000, p. 1, Prima pagina (Ralf Dahrendorf, trad. di Luis E. Moriones).