capitolo
capìtolo s. m. [dal lat. capitŭlum, dim. di caput -pĭtis «capo»; nel sign. 3, prob. dall’uso di leggere in adunanza un capitolo della regola o un passo della Sacra Scrittura]. – 1. a. Ciascuna delle parti più o meno ampie in cui si divide un libro (romanzo, trattato, testo scolastico, ecc.): l’ottavo c. dei «Promessi Sposi»; i primi c. del «Principe»; riassumere un c. del testo di filosofia, studiare un c. del manuale di chimica. I capitoli possono essere raggruppati in parti e suddividersi a loro volta in paragrafi, ecc. b. ant. Disposizione particolare, clausola di un contratto o di un trattato diplomatico, articolo di una legge e sim. Al plur., accordo, convenzione fra stato e stato o fra due parti in genere, e anche statuto, corpo di leggi (in quanto formati di più capitoli o capoversi o paragrafi); nel medioevo, si chiamava capitoli (capitula) o capitolare (capitulare) l’ordinanza emessa da un potere sovrano e in partic. dai sovrani carolingi. In alcune regioni d’Italia sono (o erano) dette c. matrimoniali le convenzioni matrimoniali. c. Unità elementare del bilancio dello stato (paragonabile all’articolo di una legge), che raggruppa le entrate e le spese riferentisi a un solo cespite o a un servizio completo, organico e autonomo, e viene individuato con una denominazione che può essere modificata soltanto da una legge. 2. Componimento poetico, derivato nella forma metrica, per imitazione (con carattere politico o didascalico o amoroso) o per parodia (con carattere burlesco o satirico o familiare), dalla terzina dantesca: i c. di F. Berni. Nella letteratura contemporanea è termine usato talvolta come sinon. di elzeviro, di prosa d’arte o di saggio. 3. a. Collegio di canonici addetto a una chiesa, cattedrale (c. cattedrale) o no (c. collegiale, di una chiesa collegiata; c. ricettizio, di una chiesa ricettizia, il quale però non costituisce un capitolo vero e proprio). b. Assemblea dei membri di un ordine o congregazione (o di un ordine religioso-cavalleresco), che si riunisce in base alla regola per trattare affari della comunità: c. degli agostiniani, ecc.; presiedere un c.; c. provinciale, generale. c. C. della colpa: assemblea in cui i religiosi si accusano delle mancanze contro la regola. d. Luogo in cui si riunisce il capitolo, sia di canonici, sia, più comunem., di religiosi (cioè la sala capitolare). e. fig. Avere voce in c., aver diritto o facoltà di proporre, di decidere, avere autorità fra i colleghi e sim. (espressione che deriva dal diritto canonico, dove significa, in senso proprio, avere diritto di voto in un capitolo). 4. In anatomia, per italianizz. del lat. scient. capitulum (cfr. capitello) è detta capitolo, nella parte distale dell’omero, l’estremità che si articola con il radio. ◆ Dim. capitolino, capitolétto; spreg. capitolùccio; accr. capitolóne; pegg. capitolàccio.