carbone
carbóne s. m. [lat. carbo -onis]. – 1. Sostanza costituita in prevalenza da carbonio, formatasi naturalmente o ottenuta artificialmente da materiali di origine animale e vegetale. C. naturali o fossili, quelli originatisi per progressiva decomposizione da resti vegetali fuori del contatto con l’aria, in formazioni depositate in ambienti continentali o di transizione (come, per es., le paludi costiere), attraverso un lento procedimento naturale durato anche intere ere geologiche; sono formati da una sostanza carboniosa non omogenea, microscopicamente risolubile in numerosi componenti (alginite, cutinite, resinite, vitrinite, sporinite, ecc.) aventi caratteristiche diverse, i quali sono i costituenti fondamentali dei quattro tipi di deposito elementare riconoscibili anche macroscopicamente (clarite, fusite, durite, vitrite), dal cui insieme viene caratterizzato il tipo di carbone; industrialmente si classificano, in base al decrescente contenuto di carbonio, in antracite, litantrace (per i quali è conveniente anche l’estrazione in sotterraneo), lignite, torba (estratte generalmente dai giacimenti che permettono lo sfruttamento a cielo aperto), e vengono sempre più largamente utilizzati in metallurgia, per la produzione di gas combustibili, come materia prima per l’industria carbochimica, e nella produzione di energia elettrica. C. artificiali sono quelli ottenuti dalla carbonizzazione, in assenza d’aria, di materiale di origine animale e vegetale; tra i più noti: c. animale, detto anche nero animale o c. amorfo, ottenuto da scarti di macellazione e spec. da ossa sgrassate, usato come decolorante; c. attivo, amorfo, ottenuto da resti animali e vegetali (gusci di frutta, melasse, torba, ecc.), dotato di alto potere di adsorbimento e perciò usato per filtri, come decolorante, deodorante, ecc., e anche in medicina (c. medicinale) in affezioni dell’apparato digerente e come adsorbente di sostanze tossiche (viene detto c. attivato se le sue proprietà adsorbenti sono state esaltate con opportuni trattamenti); c. di legna o c. vegetale, ottenuto dalla carbonizzazione del legno, e usato, spec. in passato, come combustibile domestico; c. di storta, residuo carbonioso che si forma nella parte alta delle storte in cui si fa avvenire la distillazione dei carboni fossili, utilizzato tra l’altro per elettrodi e pile a secco. Per il c. coke, v. coke. 2. a. Nel linguaggio corrente, senza altre determinazioni, indica per lo più il carbone di legna, distinto talora in c. dolce, ottenuto da legna più leggera, e c. forte, ottenuto da legni più compatti. Ma anche il carbon fossile: locomotiva a c.; oppure il carbon coke, da solo o in miscela: stufa, cucina, termosifone a c., ecc. b. Locuzioni: fare c., fare provvista di carbone, in una nave o locomotiva; nero come il c., nerissimo, o molto sudicio; anche fig., ha l’anima nera come il c. (e sottintendendo l’agg.: avere le mani, il viso come il c.); occhi lucidi come due c. accesi (o ardenti); essere, stare sui c. accesi, sentirsi molto a disagio: non riusciva a stare fermo, come se fosse sui c. accesi; a misura di c., pesando all’ingrosso, in misura sovrabbondante. c. Carta c., per copie di manoscritti o dattiloscritti (v. cartacarbone); microfono a c., soprattutto per apparecchi telefonici (v. microfono). 3. Usi fig.: c. bianco, le riserve idriche in quanto utilizzate o utilizzabili per la produzione di energia elettrica; analogam. si sono usate le espressioni c. azzurro e c. rosso per indicare rispettivam. l’energia del vento e l’energia geotermica (geyser, soffioni, ecc.) sfruttate a fini industriali. 4. In patologia vegetale, malattia delle piante caratterizzata dalla formazione di una massa nera, dovuta al parassitismo di funghi ustilaginali, che attaccano cereali e altre piante con danni talvolta molto gravi. 5. ant. Specie di bolla cutanea: alcune bollicine infocate tra nere e rosse, con certi razzetti lividi, che si chiamavano c. (Varchi). ◆ Dim. carboncèllo (v.), carboncino (v.); pegg. carbonàccio.