catastrofe
catàstrofe s. f. [dal lat. tardo catastrŏpha, catastrŏphe, gr. καταστροϕή, propr. «rivolgimento, rovesciamento», der. di καταστρέϕω «capovolgere»]. – 1. Nome dato da alcuni scrittori antichi (e impropriamente attribuito ad Aristotele) alla soluzione, di solito luttuosa, del dramma. 2. estens. Esito imprevisto e doloroso o luttuoso di un’impresa, di una serie di fatti; grave sciagura; improvviso disastro che colpisce una nazione, una città, una famiglia, un complesso industriale o commerciale, ecc.: la spedizione si risolse in una vera c.; è successa una c.; causare, provocare una c.; grave c. per il deragliamento di un treno. In usi iperbolici e scherz.: ogni tentativo di parlarle è fallito: è stata una vera c.; anche di persona che provoca danni: rompe tutto quel che tocca, questo ragazzo: è una vera c.! (cfr. l’uso analogo e più com. di disastro). 3. In matematica, il termine si riferisce soprattutto allo studio della morfogenesi biologica, col sign. di interruzione del continuo, rottura di un equilibrio morfologico e strutturale, e poi generalizzato in quello di processo di morfogenesi (creazione e distruzione di assetti morfologici di qualsiasi tipo), rappresentabile matematicamente su uno spazio topologico. In partic., teoria delle c., complessa teoria formulata dal matematico fr. René Thom (1923-2002), applicabile allo studio di tutti quei sistemi il cui comportamento muta in modo discontinuo al variare in modo continuo di un certo insieme di parametri, mentre non subisce alterazioni qualitative per piccole variazioni di tali parametri (ipotesi di stabilità strutturale); punti di c. (o insieme di c.), insieme di punti (costituenti superfici regolari) che separano le diverse forme di un sistema e il cui attraversamento corrisponde alla morfogenesi, cioè al cambiamento discontinuo del comportamento del sistema e quindi della forma preesistente (c. elementare).