cattura
s. f. [dal lat. captura, der. di capĕre «prendere, far prigioniero»]. – 1. a. Il far prigioniero qualcuno con l’autorità della legge, arresto: la c. dei banditi è stata molto difficile. In partic., mandato (o ordine) di c., l’atto di coercizione processuale nei confronti dell’imputato disposta dall’autorità giudiziaria competente; con questa accezione, talora anche solo cattura: fare intendere al podestà ch’era il caso di spedir contro Renzo una buona c. (Manzoni). b. L’impadronirsi di persone, cose, città in tempo di guerra: la c. di alcuni ufficiali, di un reparto sbandato, di un gruppo di partigiani; c. di una nave nemica (spec. di unità mercantili, in mare o in porto). c. Il prendere un animale vivo, con reti, trappole e sim.: tutto era predisposto per la c. della volpe. 2. ant. Prigionia: per il vostro giuoco siete stato dell’altre volte in c. (Goldoni). 3. In geografia, il fenomeno per cui un corso d’acqua, erodendo a ritroso il proprio bacino, si estende in un bacino contiguo, determinando l’immissione nel proprio alveo del relativo corso d’acqua. 4. In fisica, processo in virtù del quale una molecola, un atomo, un nucleo si associano una particella; i processi di cattura hanno particolare importanza nella fisica nucleare e danno luogo a una categoria di reazioni nucleari appunto dette reazioni di cattura. ◆ Spreg., ant., catturàccia (nel sign. di «mandato di cattura»): bisognerebbe ... poter far levare quella catturaccia (Manzoni).