cavallo
s. m. (f. -a) [lat. caballus «cavallo da lavoro, cavallo castrato»] (pl. -i; pl. ant. cavagli). – 1. a. Mammifero ungulato perissodattilo, erbivoro, della famiglia equidi, già presente con i suoi più antichi antenati nell’eocene inferiore d’Europa e America Settentr., diffuso attualmente in tutti i continenti, quasi ovunque allo stato domestico (l’unico cavallo selvatico oggi esistente vive in Asia orientale in piccoli gruppi ed è quasi estinto). Ha corpo robusto, collo lungo e muscoloso, arti alti, terminanti con un solo dito (il terzo), protetto da un’unghia molto spessa detta zoccolo. Per la sua robustezza e agilità, è stato fin dai tempi più antichi largamente impiegato come cavalcatura e per il traino di carri e carrozze; in particolare, quelli di razza dolicomorfa, a corpo lungo e stretto, sono adatti alla corsa; quelli di razza mesomorfa, di proporzioni medie, sono adatti alla sella o al tiro leggero; quelli di razza brachimorfa, a corpo largo e corto, sono adatti al tiro pesante. La carne del cavallo è commestibile, con potere nutritivo equiparabile a quella degli altri mammiferi. b. Locuzioni: c. di razza, c. puro sangue (espressioni usate, spec. la prima, anche in senso fig., con riferimento a persone, per indicare il possesso di qualità e doti congenite e quindi effettive, reali, e insieme altamente distintive); c. da monta o da razza (o stallone); c. da sella, da tiro, da corsa; c. baio, morello, pezzato, balzano, ecc.; c. ombroso, bizzarro, focoso, restio; il nitrito del c.; mettere i c. al passo, al trotto, al galoppo; c. alato (per es. Pegaso), nella mitologia. E con riferimento al cavallo come cavalcatura: montare, salire a c.; smontare, scendere da c.; a cavallo!, comando o invito di salire a cavallo; in parecchie frasi, come andare a c., recarsi a c. in un luogo, fare una passeggiata a c., ecc., a cavallo significa: su un cavallo, cavalcando; essere a c., essere in groppa, sulla sella dell’animale (fig., essere sicuri di raggiungere lo scopo, avendo superato le maggiori difficoltà); stare a c., essere a cavalcioni, anche di altre bestie, o di un muro, di una panca, di un ramo, ecc.; stare a c. d’un fosso, con una gamba su una proda e una sull’altra; analogam., mettere qualche cosa a c. di un’altra, sovrapporla a questa in modo che la ricopra ripiegandosi ai due lati come le gambe di chi cavalca (per es., in legatoria, mettere un quartino, una segnatura, una copertina, ecc. a cavallo di un sedicesimo, di un fascicolo, ecc.). Altre locuzioni: febbre da c., violenta; medicina o dose da c., potente, assai forte; errori, spropositi da c., grossolani; a ferro di c., che ne ha la caratteristica forma (detto della configurazione di una piazza, di un teatro, della disposizione dei tavoli in un banchetto, ecc.). Proverbî: l’occhio del padrone ingrassa il c., gli affari vanno meglio quando c’è il controllo diretto di chi vi è interessato; a caval donato non si guarda in bocca, i regali devono essere accettati e graditi come tali senza troppe critiche o esigenze; campa (o aspetta), cavallo, che l’erba cresce (o anche solo campa, cavallo!), a proposito di promesse a lunga scadenza o di vantaggio poco probabile; il mio regno per un c., frase prov., traduz. dell’ingl. my kingdom for a horse che Shakespeare fa pronunciare al re d’Inghilterra Riccardo III alla battaglia di Bosworth (nel dramma Riccardo III, a. V, sc. 4a). c. Locuzioni fig.: c. di battaglia, l’opera in cui un cantante o un attore riesce meglio a dare saggio delle proprie doti, o, più genericam., la prova a cui uno si espone più volentieri (in senso proprio, cavallo addestrato per il combattimento). C. di ritorno, propr. cavallo di vettura che torna al luogo donde era partito; più com. fig., notizia (raram. persona o cosa) che dopo un lungo giro torna al punto di partenza, o notizia fatta artificiosamente pervenire da lontano per accrescerle valore; in linguistica, vocabolo passato ad altra lingua e reintrodotto poi nella lingua originaria in forma e con sign. evoluti; anche, argomento polemico, che si ritorce contro l’avversario stesso che prima se n’era servito. C. dell’Apocalisse, fig., rozza, ronzino, per allusione al cavallo scheletrico cavalcato dalla Morte, uno dei quattro cavalieri simbolici dell’Apocalisse. C. di san Francesco (meno com. dei frati), scherz., il bastone su cui ci si appoggia camminando; con altro, e piu com., uso fig. (allusivo alla povertà del santo e dei frati in genere), andare o viaggiare col c. di san Francesco, andare a piedi. 2. estens. a. Raffigurazione, in pittura o in rilievo, di un cavallo; c. a dondolo, cavallino di legno e cartapesta, fissato su due assicelle ricurve, per gioco di bambini. C. di Troia, grande cavallo di legno che, secondo la leggenda, fu abbandonato dai Greci presso le mura di Troia, pieno di guerrieri che riuscirono così nella notte ad aprire le porte di Troia ai compagni, provocando la caduta della città (in senso fig., essere il c. di Troia di qualcuno, curare nascostamente i suoi interessi in un’organizzazione o simili; c. di Troia, tipo di virus informatico, all’apparenza innocuo ma in grado di danneggiare in modo anche serio il sistema in cui si è introdotto). b. Nel plur., soldati di cavalleria, guerrieri a cavallo: misero in campo centomila fanti e diecimila cavalli. Tassa dei c., antico tributo imposto a carico dei proprietarî di beni immobiliari per il mantenimento dei cavalli o dell’esercito in genere (fu detto anche cavallata, tassa delle lance, tassa della cavalleria, diaria). 3. Usi analogici: a. Pezzo del gioco degli scacchi, in numero di due per ogni giocatore, che raffigura, su un piccolo piedistallo, la testa e il collo d’un cavallo; ha un movimento a L, spostandosi di due case in senso rettilineo (in qualsiasi direzione) e di una casa in senso laterale; è peculiare la sua facoltà di spostarsi oltrepassando anche case occupate da altri pezzi di diverso o di uguale colore. b. Nelle carte da gioco italiane, figura che rappresenta, con varie stilizzazioni, una figura su un cavallo, e corrisponde per valore alla dama delle carte francesi. c. Nella ginnastica, attrezzo di appoggio, di forma vagamente somigliante a un cavallo, strutturalmente simile alla cavallina ma di dimensioni maggiori, usato per compiere oscillazioni; si distinguono il c. in lungo, nel quale le oscillazioni sono compiute in orizzontale, e il c. con maniglie, nel quale le oscillazioni sono compiute anche in verticale, con l’ausilio di apposite maniglie applicate all’attrezzo. d. Parte dei calzoni (o delle mutande) che corrisponde all’inforcatura delle gambe, e l’inforcatura stessa. e. ant. Grossa onda, cavallone: I c. del mare urtansi in giostra (Redi). f. Piede di c. o piede equino, malformazione del piede umano: v. equinismo. g. Denti di c., specie di pasta corta da minestra, in forma di grossi cannolicchi. h. Locuzioni: fare un c., saltare qualche filo nel tessere; dare un c., ant., battere con frusta o nerbo un ragazzo posto a cavallo d’un altro: punizione un tempo in uso nelle scuole, di cui rimane traccia nella locuz. region. prender c., essere bocciato agli esami. 4. In numismatica, moneta di rame emessa nel 1472 da Ferdinando I d’Aragona re di Napoli e di Sicilia, del valore di 1 denaro o 1/12 di soldo, raffigurante al dritto il busto del sovrano con la corona a raggi, al rovescio un cavallo; fu anche nome di monete di pari valore emesse in Francia e in Spagna. 5. a. C. marino, in araldica, figura chimerica di un cavallo che dal ventre in giù prende la forma di pesce. b. C. delle streghe, nome popolare dell’insetto mantide religiosa. c. C. delle fate, nome che nella tradizione popolare è dato talvolta al grillo. 6. C. di Frisia, cavalletto di legno attorno al quale è avvolto del filo di ferro spinato, come difesa accessoria nella fortificazione campale e permanente. L’espressione, che ricalca il fr. cheval de Frise, a sua volta traduz. approssimativa dell’oland. friese ruiter «cavaliere frisone», allude al fatto che questo mezzo di difesa sarebbe stato inventato e messo in opera dapprima nella Frisia (v. frisone), nel sec. 16°. 7. Forma abbreviata, nell’uso corrente, di cavallo-vapore (v. la voce): un motore della potenza di venti cavalli; in forma ellittica si diceva un tempo possedere una trenta cavalli, o sim., cioè un’automobile di tale potenza. Cavallo fiscale, numero convenzionale esprimente la «potenza fiscale» del motore di un veicolo o di un natante, stabilito ai fini fiscali (pagamento della tassa di circolazione, ecc.) in base alla cilindrata e ai «tempi» del motore, in passato al numero dei cilindri. 8. Legno fornito da una pianta delle eritroxilacee (Erythroxylum areolatum), di color rosso bruno, di lunga durata, usato per costruzioni. 9. Nome commerciale di alcune qualità di spugne che si pescano nel Mediterraneo e che dànno le comuni spugne da bagno. ◆ Dim. cavallino (v.), e solo con sign. specifici cavallétto (v.); vezz. o spreg. cavallùccio (v.); accr. cavallóne (v.), cavallòtto (v.); pegg. cavallàccio.TAV.