cellularista
s. m. e f. Chi usa abitualmente il telefono cellulare. ◆ «No, io non posso dirtelo adesso così ma secondo me per quell’altra cosa bisogna che chiami tu... Ciao va bene ma non parlarne con chi sai tu che poi mi chiama e succede quello che sai». Un classico esempio di invadenza frenata rispetto agli astanti (in treno, in aereo, al bar) e di nevrosi in codice, da parte del cellularista maniaco. Il quale, di regola, non eccelle in bon ton. (Nello Ajello, Repubblica, 25 ottobre 1999, p. 34, Cultura) • Leggo che, secondo il ministro [Pietro] Lunardi, metà degli incidenti in Italia è causato da disattenzione dovuta alle telefonate. Non ho difficoltà a crederci. Ormai lo riconosco da lontano, il cellularista (automobilista-con-cellulare). La macchina procede a zig-zag, poi rallenta, poi riparte procedendo a balzi. Un tempo, in questi casi, s’immaginava che il conducente fosse ubriaco. Oggi, in novantanove casi su cento, è al telefono (nel centesimo, è ubriaco e al telefono). (Beppe Severgnini, Corriere della sera, 11 aprile 2002, p. 10, Politica) • [tit.] La doppia vita del cellularista ferroviario [testo] [...] Quel che una volta si sussurrava nella penombra di una chiesa, ora viene gridato in pubblico. Cosa ancor più magica, il cellularista che ha appena selvaggiamente litigato con la moglie, quando chiude la comunicazione, sgrana lo sguardo più mansueto del mondo sugli attoniti compagni di viaggio. (Sole 24 Ore, 27 aprile 2003, p. 26, Corrispondenze e Incontri).
Derivato dal s. m. cellulare con l’aggiunta del suffisso -ista.