cento
cènto agg. num. card. [lat. cĕntum], invar. – 1. Numero, successivo al novantanove, pari a dieci volte dieci, e il segno che lo rappresenta (in cifre arabe 100, nella numerazione romana C): c. euro; c. chilometri; correre i c. metri; fig., il numero c., la latrina (per il numero 100, o, più spesso, 00, che indica talora le latrine, spec. negli alberghi). Entra come componente dei numeri superiori: centouno (o centuno), centodue, centotre (o centotré), ... centodieci, ... centoventi; duecento, trecento, ecc.; per la forma tronca con cui si presenta in taluni composti nell’uso tosc. (cencinquanta, trecensessanta, ecc.), v. cen-. 2. a. Con valore approssimativo: a una distanza di c. passi; anche preceduto da un: ci saranno state un c. persone. Come s. m., il numero 100: il c. nel mille sta dieci volte; i multipli di c.; all’assemblea erano in c.; laurearsi con c.; il Consiglio dei C., istituito a Firenze nel 1458 da Cosimo de’ Medici, con l’autorità di promulgare leggi e di deliberare sulle imposizioni e sulle questioni militari. Raro e ant. il plur. centi, col sign. di «centinaia»: per più centi d’anni erano rimasti sepolti i miracoli di Giotto (Giusti). b. Con valore indeterminato, per dire molti, parecchi: te l’ho detto almeno c. volte; hai non una ma c. ragioni; anche sostantivato, in locuz. particolari: a c., oppure a c. a c., in gran numero, in gran quantità; a c. doppî, in numero assai maggiore; essere o mettersi in c. contro uno, in tante persone contro uno solo; una ne fa e c. ne pensa, di chi è fertile d’inventiva, spec. nel combinare scherzi, birichinate o guai; c. di questi giorni!, formula augurale, in occasione di un compleanno o di altra lieta ricorrenza. c. Con funzione di numerale ordinale: l’anno 100, nel capitolo 100, l’art. 100 della legge ... (in questi casi è sempre posposto al sost.); ma nei composti, il Duecento, il Trecento, ecc. (sempre s. m. e con iniziale maiuscola) significa il sec. 13°, il sec. 14°, ecc.; e sul modello di questi, ma più raro, il Cento, il sec. 12°. 3. Nel linguaggio scient. e tecn., espressioni come il tre per cento, il cinquanta per cento, ecc. (scritto 3%, 50%, ecc.) indicano frazioni il cui denominatore è 100, cioè valori percentuali, in relazione a valori relativi o a variazioni di grandezze: la tensione cade del 6% lungo la linea; la temperatura varia in ragione del 2% all’ora, ecc. Nel linguaggio banc., comm. e statistico, il tre per cento, il cinque per cento (scritto 3%, 5%), ecc., con riferimento a frutti, interessi di un capitale, a sconti, ad aumenti, ribassi di un prezzo, significa in rapporto di tre, di cinque, ecc. per ogni cento: un capitale messo a frutto al 12%; il costo della vita è aumentato del 200%, si è cioè triplicato; guadagnare il c. per c., guadagnare il doppio del prezzo di costo, o anche guadagnare molto; assol., il per c. o il percento, la percentuale (d’interesse, tasso, ecc.). Anche in locuzioni fam.: al c. per c., in massimo grado: è tradizionalista al c. per c.; nel novantanove per c. dei casi, quasi sempre.