centro di permanenza temporanea
loc. s.le m. Struttura pubblica destinata a fornire i primi soccorsi e un alloggio temporaneo a immigrati ancora clandestini. ◆ In questo gioco delle parti -- conclude Rifondazione comunista -- emerge chiaro che i centri di permanenza temporanea sono un errore e che la politica sull’immigrazione adottata dal governo è contraddittoria e inefficace. (Liberazione, 31 marzo 2000, p. 12, Le società) • Riccardo Illy, governatore del centrosinistra del Friuli-Venezia Giulia, l’ha detto chiaro e tondo a Beppe Pisanu: «Siamo contrari a ospitare un Centro di permanenza temporanea» per immigrati a Gradisca d’Isonzo, in provincia di Gorizia. (Giuseppe Salvaggiulo, Giornale, 15 settembre 2004, p. 10, Interni) • Allo sbarco, gli immigrati sono stati soccorsi dalla Croce Rossa e trasferiti in centri di permanenza temporanea, in attesa che venga valutata la loro posizione legale e vengano o accolti o rimpatriati. (Osservatore romano, 7 maggio 2008, p. 2).
Espressione composta dal s. m. centro, dalla prep. di, dal s. f. permanenza e dall’agg. temporaneo.
Già attestato nel Corriere della sera del 16 febbraio 1997, p. 7 (Roberto Zuccolini).
V. anche l’acronimo Cpt.