centro di spesa
loc. s.le m. Unità amministrativa autonoma che può disporre dei mezzi necessari al proprio funzionamento o agli investimenti istituzionali. ◆ È anche per questo che la continua erosione dell’avanzo primario (l’attivo dei conti pubblici prima del pagamento degli interessi sui titoli di Stato) preoccupa molto anche il presidente [Carlo Azeglio] Ciampi. Senza contare che si stanno per innescare altri meccanismi assai onerosi. È il caso del federalismo che produrrà una moltiplicazione delle istituzioni e dei centri di spesa. Sarà quindi impossibile attuare il decentramento a «costo zero». (Massimo Gaggi, Corriere della sera, 31 ottobre 2003, p. 1, Prima pagina) • Finora lo Stato tassava e gli enti locali spendevano, con buona pace del principio di responsabilità e identità su cui pure deve basarsi il cammino della finanza pubblica. Occorreva, in effetti, consapevolizzare tutti i centri di spesa sulla necessità di darsi una regolata o di provvedere essi stessi all’autofinanziamento di alcune loro iniziative. (Giuseppe De Tomaso, Gazzetta del Mezzogiorno, 15 settembre 2004, p. 1, Prima pagina) • Con l’economia dell’emergenza a Napoli è cresciuta la politica del ladrocinio, ogni istituzione è diventata un centro di spesa, un erogatore di denaro in cui la camorra era sempre presente. (Giorgio Bocca, Repubblica, 12 gennaio 2008, p. 1, Prima pagina).
Espressione composta dal s. m. centro, dalla prep. di e dal s. f. spesa.
Già attestato nella Repubblica del 19 maggio 1988, p. 11 (Susanna Nirenstein).