cetomedizzato
p. pass. e agg. Assimilato al tenore di vita del ceto medio. ◆ Nell’Italia che si era (neologismo di [Giuseppe] De Rita) «cetomedizzata», con sempre maggiore nettezza emergono due poli, i ricchi (in numero crescente) e i poveri o a rischio di povertà, con al centro uno strato sempre più sottile immerso in un impalpabile mare di preoccupazione. (Giulio Anselmi, Repubblica, 20 maggio 2004, p. 16, Commenti) • Una società da tempo «cetomedizzata» (come recita il neologismo ostico ma efficace con cui [Giuseppe] De Rita aggiornava [Paolo] Sylos Labini). Dove la «classe operaia» è un residuo ideologico, caro solo ai veterocomunisti che oggi governano l’Italia. L’Italia: un paese «liquido» e «medio». Che indulge nella retorica del declino e della pauperizzazione. Ma senza crederci davvero. [...] Certo, nel «ceto medio» continua a riconoscersi gran parte delle persone. Poco più della metà. Ma non al punto da confermare l´immagine di una società «media» e «cetomedizzata». Vi confluiscono le professioni libere e quelle intellettuali: i professori e gli impiegati di concetto. E i «commercianti». Assai più degli artigiani, come abbiamo detto. (Ilvo Diamanti, Repubblica, 4 giugno 2006, p. 1, Prima pagina).
Derivato dalla loc. s.le m. ceto medio con l’aggiunta del suffisso -izzato.
Già attestato nel Corriere della sera del 25 novembre 1995, p. 1, Prima pagina (Guido Gentili), usato come p. pass. del verbo cetomedizzarsi.