cetomedizzazione
s. f. L’assumere una dimensione propria del ceto medio o che si estende, si diffonde in tutto il ceto medio. ◆ A distanza di oltre due settimane, fuori degli entusiasmi e degli accasciamenti delle prime ore, è possibile leggere il risultato delle elezioni regionali come l’effetto del ritorno in campo del ceto medio, dei suoi interessi come delle sue domande politiche. È molto probabile infatti che in tale risultato abbia giocato in modo decisivo la cetomedizzazione dell’antiberlusconismo. Fino a quando la contrarietà a [Silvio] Berlusconi è stato un fenomeno di apicale superbia (di sospetto confinante con l’odio per alcuni, di scanzonata sottovalutazione per altri), essa non ha avuto grandi effetti elettorali; ma quando è scesa in basso, percolando negli strati intermedi della composizione sociale, essa ha scatenato un rigetto forte e decisivo. (Giuseppe De Rita, Corriere della sera, 21 aprile 2005, p. 1, Prima pagina) • La Chiesa ruiniana, spiega [Ernesto] Galli Della Loggia, è l’unica «agenzia pubblica» che nel trapasso del Novecento coglie i nuovi scenari che si prospettano sia con la fine delle grandi ideologie, le quali nonostante tutto attingevano ad un retaggio cristiano, sia con il tramonto di popolo e borghesia, sostituiti da una cetomedizzazione dilagante che cancella il sostrato cristiano di comportamenti e morale. (Marco Politi, Repubblica, 6 novembre 2007, p. 40, Cultura).
Derivato dalla loc. s.le m. ceto medio con l’aggiunta del suffisso -izzazione.
Già attestato nella Stampa del 14 gennaio 1995, p. 15, Società e Cultura (Lietta Tornabuoni).