cibo genetico
loc. s.le m. Cibo transgenico, le cui materie prime hanno subìto un’alterazione del patrimonio genetico, mediante manipolazioni di laboratorio. ◆ Questo per [Jeremy] Rifkin è monopolio e se riuscirà a dimostrarlo in punta di diritto l’effetto sarà devastante perché i coltivatori non saranno più dipendenti dall’affitto delle sementi ma potranno comprarle e quindi le multinazionali dell’industria genetica perderanno la possibilità di gestire grazie ai loro brevetti super-segreti l’intera catena di produzione dei cibi genetici. (Maurizio Molinari, Stampa, 14 settembre 1999, p. 17, Economia) • [Domenico] Campisi, dall’alto del suo ruolo, prova a sfatare i luoghi comuni. «A Palermo ci vediamo nel tempio di via Dante. Il numero civico? Non lo ricordo. In genere tutte le logge si riuniscono una, due volte al mese. Nell’ultima riunione di qualche giorno fa, alla quale ho partecipato, abbiamo parlato di cibi genetici e del “mea culpa” del Papa». (C. L., Repubblica, 1° aprile 2000, Palermo, p. III) • Il dialogo all’Organizzazione Mondiale del Commercio, il «round Doha», per tagliare le tariffe va in panne e c’è pessimismo per il prossimo incontro a Cancun, in Messico, a settembre. Gli europei combattono contro i cibi genetici, gli americani per il loro acciaio e tutti gli occidentali in difesa dei sussidi all’agricoltura, muro dorato di 300 miliardi di dollari l’anno che isola i poveri, battuti dalla concorrenza sleale a banane, riso, zucchero. (Gianni Riotta, Corriere della sera, 3 giugno 2003, p. 1, Prima pagina).
Composto dal s. m. cibo e dall’agg. genetico.
V. anche cibo-Frankenstein, Frankenstein-food.