ciclone
ciclóne s. m. [dall’ingl. cyclone, der. del gr. κύκλος «cerchio, giro»]. – 1. a. In meteorologia, perturbazione atmosferica associata a un tipo barico costituito da un’area di bassa pressione (area ciclonica), delimitata da isobare chiuse e di valore decrescente verso il centro, inclusa in una zona di aria più fredda e densa, per cui si determinano venti, accompagnati da precipitazioni, che ruotano, a causa della rotazione terrestre, in senso antiorario nell’emisfero boreale, e in senso orario in quello australe. Si distinguono c. tropicali (detti uragani nelle Indie Occidentali, Australia e Atlantico settentr., tifoni nell’Oceano Indiano e Mar Cinese), più frequenti in autunno o nel periodo di inversione dei monsoni, con venti intensi e violenti, mentre al centro permane una zona di calma e di cielo sereno (occhio del c.); e c. extratropicali, più estesi, con venti meno intensi e regolari, che si formano sugli oceani nei mesi invernali, presumibilmente a causa dell’intrusione di masse d’aria polari fredde nelle zone temperate. b. In senso fig., di persona che per troppa esuberanza o irrequietezza provoca disordine, scompiglio, danni, o comunque agitazione: quella ragazza è un ciclone! (cfr. il più com. terremoto, con simile senso fig.); e anche di eventi catastrofici, o rapidi e violenti (cfr. uragano): il c. della guerra, del colpo di stato. Frequente anche la frase essere o trovarsi nell’occhio del c., venire a trovarsi proprio in mezzo a una situazione di agitazione, di pericolo, di sconvolgimenti, senza esserne direttamente o immediatamente danneggiati. 2. Apparecchio che utilizza un moto vorticoso per separare da una corrente gassosa le particelle che essa trascina: è usato, per es., nella torrefazione industriale del caffè.