Cinese
(cinese), s. m. Per antonomasia, Sergio Cofferati, esponente politico del centrosinistra e già segretario generale della Cgil, così soprannominato per il taglio a mandorla dei suoi occhi. ◆ L’hanno capito anche i cinesi: la scorsa settimana in nome del socialismo di mercato hanno abolito il monopolio pubblico del collocamento. Mao continua a sorridere imperterrito in Piazza Tien An Men. L’hanno capito i cinesi, ma da noi lo deve capire soprattutto «il cinese» (era questo, tempo fa, il soprannome di Sergio Cofferati) e finché lui continua a dire di no, nemmeno il [Massimo] D’Alema più riformista può venirne a capo. (Alberto Orioli, Sole 24 Ore, 8 gennaio 2000, p. 1, Prima pagina) • [tit.] Il manifesto di [Sergio] Cofferati / Rifondare l’opposizione aprendo a no-global e girotondini: questa la ricetta del Cinese che giura di non aspirare alla leadership. (Secolo d’Italia, 6 agosto 2002, p. 1, Prima pagina) • il «cinese», in verità, non sembra uno sul punto di mollare: con buona pace delle voci che lo vorrebbero a Genova (città dove vive la sua compagna ed è nato suo figlio) a dirigere l’Ente porto o il «Carlo Felice». «Fandonie. E poi, visti i rapporti col sindaco Marta Vincenzi...», ironizza qualcuno del suo staff. (Federico Geremicca, Stampa, 21 novembre 2007, p. 11, Interno).
Uso antonomastico del già esistente s. m. cinese.