cisplatino
s. m. inv. Sostanza farmacologica usata nella chemioterapia. ◆ Vito Lorusso, con la supervisione del professor [Mario] De Lena, è riuscito a bruciare tutti sul tempo e a cancellare dalla «chemio» il cisplatino, il più potente e il più tossico dei farmaci necessari per la cura, praticamente il responsabile principale della perdita di appetito e di quell’insopportabile sensazione di vomito. (Piero Ricci, Repubblica, 8 maggio 2001, p. 5) • Il cisplatino fu introdotto in terapia negli anni 70, seguito alcuni anni dopo dal carboplatino, un analogo equipotente ma meglio tollerato. (Enrica Pugno, Stampa, 31 agosto 2005, Tuttoscienze, p. 4) • Già da alcuni anni interessanti studi sperimentali hanno, poi, dimostrato che […] l’Astragalo, altra pianta cinese, riduce i danni renali provocati dal cisplatino, farmaco molto utilizzato in chemioterapia antitumorale. (Fabio Firenzuoli, Corriere della sera, 18 febbraio 2007, p. 56).
Composto dalla prep. lat. cis, con funzione aggettivale, e dal s. m. platino, secondo un uso proprio dei termini della chimica.
Già attestato nella Repubblica del 16 aprile 1992, p. 39, Cultura (Giovanni Maria Pace).