citare
v. tr. [dal lat. citare «chiamare, invitare», frequent. di ciere «muovere, far venire a sé»]. – 1. a. Chiamare in giudizio, proporre una domanda giudiziale contro qualcuno: c. qualcuno dinanzi al tribunale; essere citato come debitore moroso. b. Intimare ai testimoni di comparire a deporre nel giudizio civile: i parenti e gli amici di Renzo vengono citati a deporre ciò che posson sapere (Manzoni). c. Nel giudizio penale, ordinare, da parte dell’autorità giudiziaria, di comparire nel tempo e nel luogo stabiliti: fu citato dal pubblico ministero. 2. estens. Allegare, riportare parole di persone o di testi autorevoli, ricordare fatti o episodî a conferma di quanto si sostiene; riferire passi di opere, sia per esemplificazione, sia anche per semplice diletto estetico: citava l’autorità di Aristotele; c. esempî di antichi scrittori; si compiace di c. spesso versi di Dante; mi citava cento altri casi analoghi; bisogna c. con esattezza il titolo dell’opera; c. un autore, farne menzione, o riportarne le parole. Per la frase scherz. citarsi addosso, v. addosso. ◆ Part. pres. citante, anche agg. e s. m. e f., chi o che cita in tribunale, attore (nel sign. giuridico). ◆ Part. pass. citato, anche agg.: i testimoni citati; alcuni dei passi citati; le parole sopra citate (o sopraccitate; v. anche succitato); autori citati dalla Crusca, o semplicem. autori citati, o anche in forma brachilogica i citati (spec. nell’espressione tavola dei citati), i testi che il vocabolario della Crusca cita nell’esemplificazione delle varie voci (in altre opere lessicografiche, più genericam., indice degli autori citati).