cittadinizzazione
s. f. Il processo di integrazione e assimilazione alla cittadinanza, il diventare e sentirsi cittadino; il progressivo coinvolgimento dei cittadini nella cosa pubblica. ◆ Caro ministro [Livia] Turco, […] Anche se l’argomentare è un po’ tortuoso, da questo testo risulta «indiscutibile» che il suo cuore batte per la «cittadinizzazione». (Giovanni Sartori, Corriere della sera, 20 agosto 2000, p. 17) • «Nel nostro progetto politico noi diciamo che occorre sovvertire i rapporti di potere, anche perché il centro del potere non è più negli Stati nazionali. Per questo conquistare il potere non serve a niente. Un governo può essere di sinistra, di destra o di centro ma comunque non potrà prendere le decisioni fondamentali. Si tratta di costruire un’altra relazione politica, di andare verso una “cittadinizzazione” della politica. Chi dà un senso a questa nazione siamo noi, i cittadini, non lo Stato. Faremo una politica senza passamontagna, ma con le stesse idee» [il subcomandante Marcos intervistato da Ignacio Ramonet]. (Stampa, 27 febbraio 2001, p. 21, Società e Cultura) • «penso che la cittadinanza vada ripensata come terreno di conflitto ben più che come terreno di integrazione. È sbagliato pensare che la cittadinanza o la cittadinizzazione, come si usa dire con un terribile neologismo, sia la soluzione dei problemi legati all’immigrazione. Dobbiamo contrastare l’idea che questo conflitto si determini tra un noi italiano, europeo, occidentale compattamente unificato e un loro, gli immigrati, gli islamici altrettanto compattamente unificato» [Sandro Mezzadra intervistato da Cinzia Gubbini]. (Manifesto, 5 settembre 2006, p. 7, Politica e Società).
Derivato dal s. m. cittadino con l’aggiunta del suffisso -izzazione.