cittadino2
cittadino2 s. m. (f. -a) [uso sostantivato dell’agg.]. – 1. a. Chiunque abita in città o risiede in una determinata città: i c. di Venezia, di Palermo; c. operosi, pacifici, tranquilli; spesso contrapposto agli abitanti della campagna, del contado: assumere un aspetto di c.; rivalità fra cittadini e valligiani. b. Concittadino: era rispettato da tutti i c.; Voi cittadini mi chiamaste Ciacco (Dante). c. Anticam., con senso più ampio, abitante in genere: d’ogni altro ricchissimo c. che allora si sapesse in Italia (Boccaccio); Poi ch’Amor femmi un cittadin de’ boschi (Petrarca); si compiea l’anno che questa donna era fatta de li c. di vita eterna (Dante). 2. a. Chi appartiene a uno stato (cioè a una comunità politica, a una nazione), e per tale sua condizione è soggetto a particolari doveri e gode di determinati diritti: essere c. italiano, inglese, ecc.; una c. spagnola; nell’imminenza del conflitto i c. stranieri furono invitati a rientrare in patria; essere un buon c.; Son cittadino per te d’Italia (Carducci). Analogam., con riferimento a una città-stato, a un comune medievale e sim.: i c. di Atene, di Sparta; questo Dante fu uno orrevole antico c. di Firenze di porta San Piero (G. Villani). Per c. europeo, v. cittadinanza (n. 1 a). Il primo c. d’Italia, modo con cui viene talora indicato il presidente della Repubblica, e così primo c. di una città, il sindaco. Per contrapposizione polemica: essere c. del mondo, di chi rifiuta, come troppo angusta, l’appartenenza a una determinata nazione, sentendosi membro di una comunità molto più ampia; dichiararsi c. del cielo, riconoscere nel cielo la propria vera patria. b. Nel linguaggio com., chi appartiene a una città, per residenza oppure per concessione onorifica (c. onorario). 3. In epoca comunale, appartenente all’ordine intermedio fra i nobili e il popolo: sapevano che era c. e non signore (Boccaccio). 4. Nella Francia rivoluzionaria, dal 1789 al 1804, termine divenuto di uso corrente in sostituzione dei titoli nobiliari o di riguardo, per affermare l’eguaglianza di tutti i Francesi di fronte alle leggi: si distinguevano c. attivi, cioè tutti i Francesi dai 25 anni di età in grado di pagare allo stato un’imposta diretta pari in valore a tre giornate lavorative, e c. passivi, privi, a differenza dei primi, di diritti politici.