clientelizzazione
s. f. Assimilazione a una categoria, a un gruppo di protetti, di sudditi. ◆ Non la stupisce neppure l’indagine per mafia su un esponente diessino come [Vladimiro] Crisafulli? «A parte il fatto che credo che lì la mafia non c’entri, siamo comunque in una zona dove il partito esiste solo in quanto esiste una persona. Dunque il rischio di clientelizzazione della politica è altissimo» [Emanuele Macaluso intervistato da Enrico Del Mercato]. (Repubblica, 5 dicembre 2003, Palermo, p. VIII) • Difficilissimo insegnare a ragazzi nei quali un marketing permanente crea confusione tra desideri e bisogni. Questa clientelizzazione della giovinezza riguarda evidentemente di più i ragazzi con difficoltà scolastiche che, consumando, si fabbricano personalità sostitutive» [Daniel Pennac intervistato da Bernard Gorce, trad. di Anna Maria Brogi]. (Avvenire, 1° novembre 2007, p. 29, Agorà).
Derivato dal s. f. clientela con l’aggiunta del suffisso -izzazione.
Già attestato nella Repubblica del 26 settembre 1994, Affari & Finanza, p. 37 (Domenico Tudini).