cloaca
s. f. [dal lat. cloaca, che deriva dalla stessa radice del gr. κλύζω «lavare, pulire»]. – 1. Condotto sotterraneo che raccoglie e scarica le acque piovane e i liquidi di rifiuto; fogna, chiavica. In usi fig., per mettere in risalto la bruttura morale di un luogo: Quelli ch’usurpa in terra il luogo mio [è s. Pietro che parla di papa Bonifacio VIII] ... Fatt’ ha del cimitero mio cloaca Del sangue e de la puzza (Dante); o per indicare sporcizia materiale: quella città è una vera c.; talora anche riferito a persona abitualmente dedita a un pesante turpiloquio. Come denominazione storica, c. massima, cloaca costruita in Roma, secondo la tradizione, dagli Etruschi, in periodo regio, con scarico nel Tevere. 2. In anatomia comparata, parte terminale dell’intestino, in cui sboccano anche i condotti del sistema urinario e delle gonadi. Si trova, fra i vertebrati, nei selaci, anfibî, rettili, uccelli; nei mammiferi si forma nell’embrione, ma permane soltanto nei monotremi. Il termine indica anche analoghe formazioni di alcuni invertebrati (ascidie, maschi di alcuni nematodi, ecc.). 3. In medicina, c. ossea, foro attraverso il quale, nell’osteomielite, si elimina il liquido essudativo del focolaio flogistico.