cloisonne
cloisonné ‹klua∫oné› agg. e s. m., fr. [der. di cloison «compartimento», a sua volta der. del lat. clausus «chiuso»]. – 1. Tecnica della pittura a smalto, particolarmente diffusa nell’arte bizantina, carolingia, ottoniana, veneziana e, per la decorazione di oggetti di bronzo e di rame, anche nell’arte cinese; consiste nel preparare sul metallo di fondo, per mezzo di un sottile nastro d’oro, argento o rame, fissatovi con saldatura, una serie di compartimenti (detti cloisons) che seguono il disegno delle figure e i loro contorni: entro i compartimenti così ottenuti viene deposta una minutissima polvere di vetro triturato che, sottoposta a successiva cottura ad alta temperatura, si vetrifica; la superficie viene poi lucidata e i nastri metallici vi appaiono come linee secondo il disegno preordinato. 2. Come agg. (oltre che con il sign. prec., per es. nell’espressione smalto cloisonné), si dice anche delle legature di libri fatte a scomparti con tramezzi metallici.