co-ufficiale
agg. Che condivide il riconoscimento di ufficialità. ◆ i Giochi del 2006 si svolgeranno, è vero, nelle vallate occitane, ma è altrettanto vero che in queste, oltre alla lingua d’oc, si parla pure e diffusamente il piemontese. Senza dimenticare che fanno parte, per l’appunto, del Piemonte. Quindi, dice [Giancarlo] Tapparo, per non discriminare il piemontese bisogna inserirlo come «lingua co-ufficiale dei Giochi», insieme alle altre lingue minoritarie della regione». Ma il piemontese è una vera e propria lingua? Le scuole di pensiero sono diverse in materia. (Massimo Novelli, Repubblica, 4 aprile 2002, Torino, p. I) • Lingue, tradizioni, parlamenti, dazi, restarono sempre separati. Non ottennero l’amalgama neppure gli sforzi dei Borboni, nel Settecento, dei governi borghesi nell’Ottocento e, nel Novecento, di [Francisco] Franco. Questi, al contrario, ha provocato l’effetto opposto. Alla sua morte, la Spagna si è divisa in 17 autonomías, ciascuna delle quali si è impegnata nel differenziarsi il più possibile dalle altre. A cominciare, s’intende, dalla lingua, ottenendo che quattro fossero dichiarate co-ufficiali accanto al castigliano: catalano, valenciano, basco, galiziano. (Vittorio Messori, Corriere della sera, 29 aprile 2006, p. 32, Cultura) • Accanto siede Jesús, 60 anni. Anche lui arrestato e torturato, nel 1981. Poi rilasciato. Lavora per una impresa che fabbrica fucili, nel tempo libero studia la storia basca ed europea. […] «Ci hanno dato la libertà di parlare la nostra lingua ma ci tolgono il territorio. Madrid mi tiene legato con catene d’oro, io voglio essere libero». Le catene d’oro sono quell’ampia autonomia che Madrid ha concesso ai baschi quattro anni dopo la morte di Franco nel 1975. Una polizia regionale, il riconoscimento del basco come lingua co-ufficiale, un sistema scolastico indipendente, un regime fiscale proprio. (Laura Eduati, Liberazione, 4 marzo 2008, p. 9, Mondo).
Derivato dall’agg. ufficiale con l’aggiunta del prefisso co-.