cognizione
cognizióne s. f. [dal lat. cognitio -onis, der. di cognoscĕre «conoscere», part. pass. cognĭtus], letter. – 1. Il conoscere e la cosa stessa conosciuta: la c. del bene e del male, del vero; buona c. degli affari; avere c. d’una cosa; essere, venire a c.; dare, prendere c. d’un fatto, d’un documento; i falsi viandanti eran suoi ribaldi, ai quali ... bastava una c. più superficiale del luogo (Manzoni). Con determinazioni, in filosofia: c. oggettiva; c. sintetica, analitica. 2. Facoltà di conoscere, come capacità di apprendere e valutare la realtà circostante: perdere, riacquistare cognizione; danno del capo qua e là alla rinfusa senza c. e senza scopo (I. Nievo). 3. Con senso più concr., al plur., notizie o informazioni procurate dallo studio o acquisite per altre vie dirette: avere molte c.; acquistare nuove c.; persona di molte, di poche c.; ricco, povero di c. storiche; c. necessarie alla vita; il progresso delle c. umane. 4. Nel linguaggio giur.: a. Esame, istruzione di una causa civile o penale: prendere c. dell’affare. In senso fig., con c. di causa (traduz. del fr. avec connaissance de cause), con la debita informazione dei particolari che occorrono per giudicare una cosa, un fatto: parlare, giudicare, agire con c. di causa. b. Competenza a giudicare una data causa: questo processo è di c. della Corte d’assise. c. Processo di cognizione, quello che tende a un accertamento autoritario. ◆ Dim. cognizioncèlla.