collettivo1
collettivo1 agg. [dal lat. collectivus, propr. «che raccoglie insieme», der. di collectus, part. pass. di colligĕre «raccogliere»]. – 1. Che è comune a più persone o cose: benessere, danno c.; interesse c.; lavoro c.; impresa c.; volontà, responsabilità c.; proposta, petizione, lettera, deliberazione c.; pensiero c. della nazione (Carducci). In senso più ampio, con riferimento a estese società d’individui: vita c., la vita di una comunità, con riguardo soprattutto all’organizzazione dei servizî a carattere assistenziale, educativo, sanitario, sociale e ricreativo; bisogni c., i bisogni avvertiti dall’uomo in quanto essere che vive in società e che scaturiscono per lo più da un conflitto d’interessi (per es., il bisogno dell’ordinamento giuridico). In partic.: a. Nel diritto privato, atto c., quello composto da più atti di volontà aventi contenuto uguale e promananti da più persone che si uniscono per dar luogo a una manifestazione di volontà unitaria verso l’esterno (per es., deliberazione di più condomini per la concessione di una garanzia sulla cosa comune). b. Nel diritto del lavoro, contratto c. (di lavoro), accordo stipulato tra associazioni sindacali contrapposte, con il quale vengono stabilite norme che disciplinano i rapporti individuali di lavoro; controversie c. di lavoro, quelle relative a un conflitto d’interessi collettivi, proprî cioè di una categoria professionale. c. In economia e diritto, società in nome c. (o società c.), società commerciale, priva di personalità giuridica, i cui soci rispondono solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali. d. In statistica, fatto (o fenomeno) c., aggregato di fatti singoli che si presta ad essere esaminato dal punto di vista quantitativo e rilevato statisticamente. e. Nel linguaggio scient., in senso generico, di fenomeno al quale partecipano più enti identici o simili (per es., di un processo di irraggiamento a cui partecipino tutte le molecole di un corpo); in senso specifico, di fenomeno nel quale l’interferenza tra gli effetti dei singoli enti sia costruttiva, con conseguente esaltazione dell’effetto complessivo. 2. In botanica, specie collettiva, complesso di specie molto affini (per es. Ricinus communis, comprendente le tre specie Ricinus microcarpus, macrocarpus e zanzibarinus). 3. In grammatica, nome c., nome che indica un insieme di più persone (per es. esercito, popolo), animali (per es. sciame, gregge) o cose (per es. fogliame, paccottiglia), astraendo dalle unità componenti. Tra i nomi collettivi si possono comprendere anche i numerali che indicano una somma concepita come unità (paio, dozzina, ...; triennio, settennio, ...; quartetto, quintetto, ...) e spesso risultanti da un calcolo approssimativo (un centinaio, qualche migliaio, ...). Possono assumere valore collettivo (e concreto) nomi astratti come gioventù, stampa, opposizione, quando significano i giovani, i giornalisti, i membri dei partiti d’opposizione. Anche nomi concreti, che per sé non sono collettivi, acquistano tale valore in seguito all’uso traslato che se ne fa in particolari linguaggi settoriali; così, per es., fascia e rete in frasi quali: «trasmissioni che interessano una larga fascia di spettatori»; «abbonamenti per l’intera rete autofilotranviaria». ◆ Avv. collettivaménte, in forma collettiva, in comune tra più persone: affittare collettivamente un fondo da coltivare; presentare collettivamente una petizione; rispondere collettivamente del danno prodotto.