colpo
cólpo s. m. [lat. *colpus (class. colăphus «pugno, percossa», gr. κόλαϕος); parecchie delle locuz. che s’incontreranno nel corso della voce sono calchi di corrispondenti espressioni fr.: coup d’air, coup d’état, coup de foudre, coup de grâce, coup de main, coup d’œil, coup de soleil, coup de téléphon, coup de tête, à coup sûr, sans coup férir]. – 1. a. Urto o percossa, come azione, cioè in quanto si dà o si riceve: un c. forte, leggero; c. di spada, di sciabola, di bastone; un c. di frusta; due c. di martello; far penetrare un palo nel terreno a colpi di mazza; abbattere un muro a colpi di piccone; c. d’arma da fuoco, lo stesso che sparo: c. di fucile, di mitra, di mortaio, di cannone; ventun colpi di cannone, per annunciare e festeggiare un avvenimento felice; colpo in bianco o a salva, senza proiettile; ho sentito dei c. alla porta di casa; i carcerati si parlano a colpi nel muro; ricevere, prendersi, buscarsi, incassare un c.; prendere, cogliere qualcuno con un c.; riparare, ripararsi dai c.; dare, aggiustare, assestare, menare un c. a qualcuno; tirare, sparare un c., d’arma da fuoco; indovinare, fallire il c.; battere, ribattere un c.; colpi che lasciano il segno (intendendo soprattutto di pugni, ma l’espressione è frequente anche in senso fig.); c. mortale, percossa o ferita che produce la morte; c. di grazia, con cui s’abbrevia l’agonia al nemico, o al giustiziato, morente (fig., quello che finisce di rovinare, d’abbattere una persona, un partito, un’idea: era già in cattive acque, ma quella speculazione sbagliata gli ha dato il c. di grazia, o è stata per lui il c. di grazia, ed è fallito). In partic., c. alla nuca, dato con la mazza, metodo usato in passato per ammazzare le bestie nei mattatoi; con altro senso, colpo di rivoltella sparato alla nuca, come metodo di uccisione sbrigativa di avversarî (l’espressione, diffusa spec. nel periodo della seconda guerra mondiale, ha assunto anche il sign. fig. generico di eliminazione rapida e proditoria di un avversario). b. Nello sport, in genere, ogni movimento breve e rapido che provoca un contatto fra i contendenti, oppure fra un atleta e uno strumento di gioco. Nel calcio, modo di eseguire un tiro del pallone: c. di testa, di piede, di tacco, di punta. Nel tennis, ogni impulso dato con la racchetta alla palla per inviarla all’avversario oppure per raccoglierla e respingerla (variamente denominato: battuta, diritto, rovescio, pallonetto, colpo tagliato, schiacciato, ecc.). Nel pugilato, ogni pugno che arriva a bersaglio: c. basso, quello portato al di sotto della cintura (frequente in senso fig., azione sleale, fatta per recare danno a qualcuno); c. proibito, qualsiasi colpo contrastante con le norme del regolamento pugilistico. Nella scherma, stoccata: c. valido, quello in cui l’avversario è toccato; c. doppio, quello in cui risultano toccati entrambi i contendenti. Con riferimento alla scherma o al pugilato, accusare un c., dichiarare o mostrare d’essere stato colpito; l’espressione è molto com. anche in usi fig. (v. accusare). c. Locuz. varie: colpo a colpo, a ogni colpo: ribattere, rispondere c. a c.; dare un c. al cerchio e uno alla botte (v. cerchio); senza c. ferire (pop. senza tirar colpo), di vittorie ottenute senza usare le armi (anche fig., senza incontrare ostacoli, senza fatica); fig., combattere a colpi di spillo (v. spillo); rendere colpo per colpo, rendere la pariglia; a c. sicuro, senza incertezza o pericolo di non riuscire; di colpo, all’improvviso, di botto; sul c., al c., sùbito: batté la tempia e morì sul c.; al primo c., di primo c., con sign. simile; tutto in un c., tutto a un tratto; a un c., in un c., in una volta. 2. a. Effetto sensibile, soprattutto acustico, del colpo; detonazione corrispondente alla scarica di un’arma da fuoco, all’esplosione di una bomba, mina, o simili: sentire un c.; un c. che ha fatto rintronare tutta la casa; nei motori a scoppio, il rumore che si accompagna all’esplosione della miscela nella fase di scoppio, soprattutto nella locuz. perdere colpi, passata anche dal sign. proprio al fig. (v. perdere). b. Traccia, segno che rimane per un colpo ricevuto: aveva sulla guancia un c. di spada; anche fig.: c. d’accetta, incavatura che, nei cavalli da corsa, è spesso situata fra il garrese e il margine cervicale; c. di lancia, una depressione che può trovarsi alla base del collo nei cavalli; colpi di spillo, nome dato, per il loro aspetto, alle piccole soffiature nelle leghe d’alluminio; colpo di pollice (per le varie accezioni di questa espressione, v. pollice). 3. estens. a. Movimento, azione rapida, spinta, impulso e sim., in determinate espressioni: c. di timone; c. di pedale, pedalata; c. di remo, nella voga, sinon. del termine marin. palata; c. di stantuffo; le tagliò la ciocca con un c. di forbici; c. di pennello, pennellata, tratto rapido e deciso; molto com., dare (o fare) un c. di telefono, fare una breve telefonata; c. di glottide, chiusura brusca della laringe, ottenuta quando le corde vocali si chiudono bruscamente, fermando il flusso d’aria, e generando così un rapido arresto del suono, in principio di sillaba o di parola (come nell’alef semitico, o nelle parole tedesche che cominciano per vocale). b. In musica, colpi d’arco, le varie specie o combinazioni di arcate con cui negli strumenti ad arco si mettono in vibrazione le corde, producendo o suoni tenuti senza interruzione (sciolto, legato, tremolo), o suoni staccati con l’arco appoggiato alla corda (martellato, picchiettato, portato o ondulato), o suoni staccati con l’arco sollevato dalla corda durante le pause (saltellato, spiccato, gettato o balzato, ecc.). c. Nella tecnica, colpo d’ariete, brusco innalzamento della pressione che si verifica in una condotta forzata quando il flusso del liquido che la percorre viene rapidamente diminuito (per es., chiudendo rapidamente un rubinetto): fenomeno dovuto alla trasformazione dell’energia cinetica posseduta dal liquido in energia di pressione; colpo di fuoco, nelle caldaie a vapore, eccessivo riscaldamento di una parte della parete dell’evaporatore (per presenza di incrostazioni, mancanza d’acqua, difettosa circolazione dell’acqua), che può rappresentare gravissimo pericolo di scoppio. d. In geotecnica, si dice c. di tensione uno scoppio secco simile a un’esplosione che si manifesta su pareti, letti o tetti di cavità sotterranee naturali o artificiali, accompagnato da frantumazione e distacco di pezzi di roccia: esso è dovuto alla concentrazione di tensioni nella roccia che superano la resistenza della roccia stessa; tali concentrazioni possono verificarsi a seguito di scavi e per la contemporanea presenza di faglie o altri fattori tettonici naturali. I c. di fronte, di letto, di parete, di tetto sono veri e proprî colpi di tensione che si verificano nelle corrispondenti parti di giacimenti minerarî stratificati (spesso di carbone), oppure fenomeni simili ma aventi differente origine (per es., liberazione di gas). e. In varie espressioni dell’uso com., ha sign. diversi, determinati dal sost. a cui colpo va unito, ma che in ogni caso indicano azione rapida, improvvisa, violenta: c. di vento, ventata; c. di mare, forte ondata. In altre è l’intera locuz. che acquista un valore proprio, in genere fig.: c. di fortuna, mutamento improvviso di fortuna, per lo più in bene (ha ottenuto la vittoria per un c. di fortuna), ma anche in male (era riuscito a metter da parte un piccolo patrimonio ma un c. di fortuna l’ha buttato nella miseria più nera). C. d’occhio, vista, veduta, spec. panoramica, dall’alto; o anche, occhiata, il vedere (e il saper vedere) a un tratto: si distingue a c. d’occhio, subito, alla prima; è un uomo che ha un c. d’occhio sicuro. C. di fulmine, innamoramento improvviso. C. di scena, in un’opera drammatica, avvenimento imprevisto, ma non inverosimile, che dà l’avvio a un nuovo sviluppo dell’azione scenica (ne consegue un mutamento nei rapporti tra i personaggi che, destando curiosità o suscitando commozione, rinnova l’attenzione del pubblico: corrisponde alla peripezia della tragedia classica); per estens., improvviso e sorprendente mutamento di situazione: l’intervento del ministro è stato un vero c. di scena. C. di testa, capriccio, risoluzione arbitraria o irragionevole. C. di mano, azione militare, e per estens. anche d’altro tipo, compiuta di sorpresa, con forze e mezzi limitati, ma con addestramento e preparazione particolarmente curati; anche assol. colpo, impresa ardita e improvvisa, riprovevole o no, ma per lo più delittuoso e furtivo: i ladri hanno compiuto, o tentato, un c. grosso; un c. riuscito perfettamente, o, al contr., non riuscito, andato a vuoto; più genericam., fare un c., un bel c., ottenere con destrezza qualche vantaggio; anche, un c. maestro, un c. da maestro, se riesce bene o se è preparato con grande intelligenza. C. giornalistico, notizia sensazionale che un cronista riesce ad avere e un giornale a pubblicare in esclusiva o prima che sia nota ad altre fonti d’informazione. 4. C. di stato, atto con cui un gruppo ristretto di persone, anche se già investite di poteri costituzionali, mutano in modo violento, o quanto meno extralegale, l’ordine costituzionale vigente (per tale caratteristica il colpo di stato si distingue dalla rivoluzione, in quanto questa è operata dal popolo o da organi non costituzionali): tentare un c. di stato; diventare dittatore con un c. di stato. 5. a. Impressione violenta e improvvisa, e i suoi effetti: fu un gran c. quella disgrazia per lui; fare colpo, suscitare viva impressione, destare favorevole interessamento: atterrita sempre più nel vedere che le sue parole non facevano nessun c. [sull’innominato], Lucia si rivolse a Colui che tiene in mano il cuore degli uomini (Manzoni); ha fatto c. il suo coraggioso modo d’agire; fare c. sugli uditori, sulle ragazze; sperava di fare c. sugli amici con la sua splendente fuoriserie nuova. b. Danno notevole: quella ricaduta è stato un brutto c. per la sua salute; l’insuccesso elettorale fu un c. per la sua carriera politica; i piccoli risparmiatori hanno subìto un grave c. per la svalutazione della moneta. In medicina, e anche nel linguaggio com., insulto apoplettico (anche, ictus cerebrale): gli è venuto un c.; è morto d’un c. (e come augurio malevolo: gli venisse un c.); o anche attacco morboso d’altra natura, che giunge bruscamente e con una certa intensità: c. d’aria, effetto di una corrente d’aria, considerato come fattore occasionale di manifestazioni reumatiche o genericamente infiammatorie (soprattutto in parti scoperte del corpo), che possono peraltro dipendere da cause diverse; c. di calore, sindrome (consistente in ipertermia, tachicardia, tachipnea, congestione cutanea, febbre) che si sviluppa per la permanenza in ambienti surriscaldati, spec. quando vi sia notevole umidità e agglomeramento di persone; c. di sole, sindrome con sintomi simili a quella precedente, dovuta all’azione luminosa, calorifica e chimica, dei raggi solari sulla superficie corporea e spec. sulla testa. In agraria, colpo di calore, o c. d’estate, appassimento vistoso che si manifesta nelle piante, per lo più erbacee, nei giorni molto caldi e soleggiati d’estate, a causa di eccessiva traspirazione; c. di sole (o solata, o apoplessia), disseccamento e morte quasi repentina di foglie o rami o di intere piante, sotto l’azione di temperature elevate, dell’insolazione e della siccità. ◆ Dim. colpétto, colpettino; pegg. colpàccio, per lo più scherz., colpo molto fortunato, impresa arrischiata e conclusasi con esito molto favorevole, inattesa conquista di un risultato conseguito con abilità e spregiudicatezza: l’acquisto di quel terreno a un prezzo così basso è stato un vero colpaccio da parte sua; la squadra avversaria ha fatto il colpaccio.