coltivare
v. tr. [dal lat. mediev. cultivare, der. di cultus, part. pass. di colĕre «coltivare»]. – 1. Curare un terreno, una pianta con il lavoro, la concimazione e gli altri mezzi opportuni a renderli capaci di dar frutto: c. la terra, un podere, un campo, l’orto; c. a grano, a orto, a vigneti, ad agrumi, a foraggio. Con sign. analoghi, c. una miniera (v. coltivazione); c. le perle, ottenerle artificialmente attraverso opportuni procedimenti (v. perla). 2. fig. a. Esercitare un’attività, dedicarvisi: c. la pastorizia, la pésca, gli studî, le scienze, la musica, un’arte, gli affari. b. Di facoltà spirituali o di sentimenti, esercitare, assecondare: c. la mente, l’animo, lo spirito; c. i vizî, le passioni; c. le amicizie, un’amicizia, porre cura nel conservarle e accrescerle; analogam., c. un sogno, un’ambizione, o un progetto, un disegno ambizioso, un’illusione, un’utopia, curarli, tenerli vivi nella speranza di poterli un giorno tradurre in realtà. c. C. la propria persona (non com.), curarla, tenerla con cura; c. una persona, usarle premure, tenersela amica, cercare di cattivarsene la benevolenza e i favori. 3. ant. Venerare, onorare: voleva essere libera di potere adorare e c. il nostro Signore Iesù Cristo (G. Villani). 4. rifl. coltivarsi, migliorare la propria educazione, la propria cultura: dovrebbe c. di più; cerca di coltivarti con buone letture. ◆ Part. pass. coltivato, anche come agg.: terra coltivata, campo coltivato; perle coltivate, ottenute artificialmente; con uso fig., colto, istruito: una persona c.; come s. m. (usato spec. al plur.), terreno coltivato: regione fertile e piena di coltivati.