colui
colùi pron. dimostr. m. (f. colèi; pl. m. e f. colóro) [lat. eccu(m) *illui (foggiato per analogia su cui), eccu(m) *illei, eccu(m) illorum]. – 1. Quello, quell’uomo, quella persona, per indicare (oggi solo nello scritto o in un parlato molto formale) persona lontana da chi parla e da chi ascolta; si adopera per lo più seguito dal pron. relativo che, e può essere usato sia come soggetto sia come complemento: Vidi e conobbi l’ombra di colui Che fece per viltade il gran rifiuto (Dante); conosci colui che prenderà il tuo posto?, è colei la ragazza della quale ti parlavo; per coloro che lo desiderano è previsto un piccolo rinfresco; pensa a coloro che stanno peggio di te; fu svelta a mettere gli occhi allagati di pianto dentro quel volto, né più si volse a guardare coloro che salutavano (Alessandra Lavagnino). Usato assol., assume valore spreg., per indicare estraneità e distacco da parte di chi parla nei confronti della persona indicata: [il padre Cristoforo] sperava che colui [don Rodrigo], non vedendomi, non si curerebbe più di me (Manzoni). Oggi quasi solo con tono enfatico e scherz.: non voglio più sapere niente di colui!; non parlarmi più di coloro! 2. Nell’uso ant., premesso al sostantivo (senza la prep. di), può avere valore possessivo (= di colui): per lo colui consiglio (Boccaccio); analogam. il plurale: fatti espressamente per coloro uso (Leopardi).