combattimento
combattiménto s. m. [der. di combattere]. – 1. a. L’azione di combattere. In partic., scontro di due masse di soldati, o di altre grandi unità combattenti (navali, aeree), allo scopo di raggiungere obiettivi limitati nel tempo e nello spazio, che non ha il carattere decisivo della battaglia (la quale, d’altra parte, presuppone sempre un piano premeditato, mentre il combattimento può essere anche imprevisto); più genericamente, qualsiasi azione di offesa, diretta e reciproca, col nemico o con un avversario: c. terrestre, aereo, navale; impegnare un c.; ci fu, avvenne, seguì un c., un aspro c., un c. accanito; addestrarsi, esercitarsi al c.; morire in combattimento. b. Lotta tra animali, o dell’uomo contro animali: il c. dei galli (e galli da combattimento); il c. con il toro nell’arena. 2. Nello sport: a. Il complesso delle azioni di attacco e di risposta nella scherma. b. Incontro di pugilato nel suo svolgimento; anche, incontro di lotta, o altra gara o partita molto accesa agonisticamente. 3. Fuori combattimento: nel pugilato, la situazione del contendente che, mandato al tappeto, non è riuscito ad alzarsi e a riprendere la lotta entro i 10 secondi scanditi dall’arbitro, per cui questo, alla fine del conteggio, decreta la vittoria dell’avversario «per fuori combattimento» (abbreviato f. c., e indicato spesso con l’espressione inglese knock-out, abbreviata in K.O., che comunem. si legge 〈kappaò〉): mettere fuori c. l’avversario; vincere, perdere per fuori c.; fuori c. tecnico, interruzione dell’incontro ordinata dall’arbitro quando uno dei contendenti è in condizione di manifesta inferiorità (in partic. per lesioni subite), con assegnazione della vittoria all’altro pugile: vincere, perdere per fuori c. tecnico. In senso più ampio, mettere fuori c., un’unità tattica, un avversario in combattimento (anche sportivo), un individuo in una zuffa, metterli nell’impossibilità di continuare la lotta; fig., mettere qualcuno nell’impossibilità di reagire, di nuocere, o di controbattere (in una discussione, in una polemica); anche riferito a cose: mettere una nave fuori c., e fam. scherz. mettere fuori c. un oggetto, una bicicletta, una seggiola, ecc., ridurre in pessimo stato, rendere inservibile. 4. fig., non com. Lotta interna, contrasto interiore, travaglio spirituale: chi può immaginare i c. di quell’animo ...? (Manzoni).