cominciare
v. tr. e intr. [lat. *cominitiare, comp. di com- (=cum) e initiare «dar principio»] (io comìncio, ecc.). – 1. tr. Fare il primo atto di un’azione, compiere la prima parte di un’opera o di qualsiasi cosa che importi un’attività, dare principio: c. una lettera, un lavoro a maglia, la lettura di un libro; c. una nuova cura; cominciò il discorso con un saluto (o rivolgendo un saluto) ai presenti. Con la prep. a e l’infinito: c. a scrivere, a leggere, a imparare, a muoversi; c. a contare dall’1, dal 100; cominciamo a leggere dal terzo capitolo; cominciò a dire... (diverso da cominciò col dire ..., dove il verbo cominciare è usato assol.): comincio ora a capire; il bambino ha cominciato a fare i primi passi; le rose hanno cominciato a fiorire. Usato assol., significa per lo più cominciare a dire, a parlare, pronunciare le prime parole di un discorso: egli cominciò così; Io cominciai: «Poeta che mi guidi ...» (Dante); ma anche con sign. più generico: tutto sta nel c.; comincia! (sottint. a leggere, a esporre, a fare un lavoro, ecc.); cominciamo?, cominciamo daccapo?, quando uno accenna a voler litigare, a far cosa che dia fastidio, ecc.; prov., chi ben comincia è alla metà dell’opera. 2. intr. (aus. essere) Aver principio: è cominciato l’inverno; sono cominciati i lavori dei campi; l’anno è cominciato bene; lo spettacolo è già cominciato; è (o più spesso ha) cominciato a piovere; il 2° capitolo comincia a pag. 27. Anche in determinazioni locali: il podere comincia qui; da questo punto comincia la zona bonificata. Nell’accezione temporale, l’infinito è spesso sostantivato: al cominciare, sul cominciare, al principio, sull’inizio: al cominciar del giorno, sul cominciar dell’estate. ◆ Come part. pass., oltre a cominciato, si trova anticam. anche la forma senza suffisso comìncio: sia fornita La ben comincia impresa (T. Tasso).