commenda
commènda s. f. [der. del lat. commendare «affidare»]. – 1. Nome di istituti diversi nella sostanza ma che si ricollegano tutti, formalmente, all’idea di affidare, raccomandare. In partic.: a. In passato, beneficio ecclesiastico vacante (abbazia, priorato) affidato a un religioso o a un laico; anche il beneficio stesso. b. Negli ordini cavallereschi, attribuzione a un membro dell’ordine di un beneficio appartenente all’ordine stesso; per estens., la rendita, il fondo assegnato. 2. Nell’uso moderno, titolo e insegna di commendatore: dare, offrire, conferire la commenda. Anche la decorazione che ne è il simbolo. 3. a. Nel medioevo, contratto commerciale per cui uno dei contraenti (commendante) affidava all’altro (commendatario) un capitale in denaro, in merci o carati di navi, perché lo impiegasse commercialmente e ne traesse frutti per dividerne il lucro; giuridicamente tale contratto può considerarsi un tipo speciale di società, o meglio di associazione tra capitale e lavoro, con caratteristiche proprie. b. Nella marina mercantile moderna, sinon. di contratto di paccottiglia.