compare
(ant. compadre) s. m. [lat. tardo compater -tris, comp. di con- e pater «padre»]. – 1. a. Chi tiene a battesimo o a cresima il figlio altrui, sia rispetto a questo (e in tale caso è sinon. di padrino), sia rispetto ai genitori di lui: fare da c., da padrino; essere compari (il padrino e i genitori); fig., essere come il c. a battesimo, essere indispensabile in qualche faccenda. b. Il testimone alle nozze di uno degli sposi rispetto allo sposo o alla sposa (e reciprocamente lo sposo rispetto al testimone o alla testimone), detto anche, per distinzione da quello precedente, c. di matrimonio o c. d’anello per il compito che gli è, o era, riservato di consegnare gli anelli agli sposi nel corso della cerimonia nuziale, spesso come suo personale regalo: c. d’anello fu Arrigo che aveva l’età di Luciana (Pratolini). 2. estens. a. Titolo che si dà a un vecchio amico o a chi, anche occasionalmente, si considera come tale: bevi, compare! Nella novellistica popolare, c. orso, c. lupo, ecc. (cfr. comare). b. Chi aiuta più o meno copertamente qualcuno in una brutta azione, in un imbroglio, o gli tien mano in giochi di prestigio, o finge a suo favore d’essere un acquirente in una vendita all’asta, e sim. c. Modo prov., non com., restar compare, restare gabbato, soprattutto di chi presta soldi e non riesce a ottenerne la restituzione. ◆ Accr. comparóne.