concordanza
s. f. [der. di concordare]. – 1. a. Il concordare, l’essere d’accordo, quindi conformità, esatta corrispondenza: c. di opinioni, di voleri; c’era c. fra le deposizioni dei varî testimoni; non c’è c. fra le sue parole e i fatti. b. In filosofia, metodo delle c., uno dei quattro metodi della ricerca induttiva illustrati da J. Stuart Mill (1806-1873) per l’individuazione delle cause dei fenomeni: se due o più casi, in cui un fenomeno si verifica, hanno una sola circostanza in comune, sarà da ritenere questa la causa o l’effetto del fenomeno. c. In statistica, relazione esistente fra due fenomeni o fra due caratteri dello stesso fenomeno, per cui variando le modalità dell’uno, le modalità dell’altro variano nello stesso senso. 2. Insieme di norme sintattiche che regolano l’accordo di certe categorie (numero, genere, caso, persona) fra parole che nella frase sono reciprocamente connesse. Così l’attributo deve concordare in genere numero e caso col suo sostantivo; il verbo nel numero (in certe lingue anche nel genere) col soggetto, e se questo è pronome la concordanza si estende alla persona; l’apposizione deve concordare nel caso con la parola cui si riferisce; ove sorgano conflitti, generalmente il maschile ha la preminenza sul femminile (il padre e la madre sono buoni), la prima sulle altre persone (tu e io andiamo), ecc. C. a senso, anomalia sintattica consistente in un allontanamento dalle norme della concordanza, il che si verifica quando due elementi di una frase si accordano non secondo la forma grammaticale e il sign. proprio, ma secondo il senso generico delle parole; per lo più è un predicato che si accorda al plur. con un soggetto collettivo: es. «sono arrivati un esercito di studenti»; «la povera gente usano poco questa parola» (Tommaseo). 3. In geologia, sovrapposizione di due o più strati in seguito a un processo sedimentario che non ha subìto interruzioni di lunga durata. 4. Al plur., e più raram. al sing., repertorio alfabetico delle parole di un’opera, o di più opere, di un autore, con indicazione e in genere anche la citazione di tutti i luoghi in cui esse ricorrono (c. verbale), oggi spesso ottenuto praticamente con l’aiuto di elaboratori elettronici; anche, il repertorio, variamente ordinato, dei passi che si riferiscono a determinati concetti o argomenti (c. reale); le c. bibliche; le c. di Dante, del Petrarca. In partic., tavole di concordanza, tabelle di riscontro dei Vangeli (dette anche tavole canoniche), la cui origine risale a Eusebio di Cesarea. 5. In tipografia, antica unità di misura della forza di corpo dei caratteri, equivalente a circa 48 punti tipografici (cioè a 4 righe), desunta dai caratteri della Concordantia magna di Ugo di San Caro, stampata a Norimberga nel 1485.