concorrenza fiscale
loc. s.le f. Capacità di un sistema fiscale di incentivare la produzione di reddito e gli investimenti, mediante il ricorso alla differenziazione territoriale e all’introduzione di meccanismi di sgravio parziale delle imposte. ◆ E se un po’ di concorrenza fiscale fosse l’unico modo per obbligare gli Stati a ridurre le imposte, e quindi la spesa? È proprio un male se una temporanea distorsione della concorrenza favorisce le aziende del Friuli rispetto a quelle di Padova? (Francesco Giavazzi, Corriere della sera, 9 giugno 2003, p. 1, Prima pagina) • Il disincentivo all’indebitamento deve essere accompagnato dalla concorrenza fiscale tra i diversi enti locali, l’unico strumento efficace per attirare gli investimenti delle imprese e per agevolare i conti delle famiglie residenti. La concorrenza fiscale, secondo [Dwight] Lee, costituisce il vero segreto del successo e dell’efficienza della Svizzera. (Giuseppe De Tomaso, Gazzetta del Mezzogiorno, 15 settembre 2004, p. 1, Prima pagina) • i governi più efficienti e meno spendaccioni sono premiati da un afflusso di capitali. […] Ecco alcuni esempi citati dai neoconservatori, per corroborare la tesi che la concorrenza fiscale fa bene a tutti: prima degli anni Ottanta nei paesi industrializzati l’imposta sul reddito arrivava a un’aliquota marginale massima del 67 per cento, poi [Ronald W.] Reagan e la [Margaret] Thatcher iniziarono a «dimagrire» lo Stato assistenziale e a tagliare le tasse in casa propria; il risultato è che oggi l’aliquota massima è scesa al 40 per cento nella media dei paesi sviluppati. (Federico Rampini, Repubblica, 11 marzo 2008, p. 45).
Composto dal s. f. concorrenza e dall’agg. fiscale.
Già attestato nella Stampa del 27 marzo 1992, p. 29, Economia (Luigi Spaventa).