concreto
concrèto agg. [dal lat. concretus «denso, rappreso, concreto», part. pass. di concrescĕre «condensarsi, coagularsi»]. – 1. non com. a. Solido, consistente, condensato: sostanze c., sostanze solide o che hanno riacquistato solidità dopo essere state sciolte in un liquido. b. Rappreso: In luogo di buoni odori Vi sarà la sanie c. (D’Annunzio). 2. a. In opposizione ad astratto, detto di ciò che è empiricamente individuabile o individuato: la realtà c.; enti, oggetti c.; anche come s. m.: passare dall’astratto al c., dal caso generale al particolare, da un principio generico all’applicazione pratica. Locuz. avv. in concreto, in modo determinato, nella realtà: fare un calcolo in astratto e in c.; esaminare qualcosa in c., nella sua concretezza, come caso particolare e ben individuato; l’imperfezion della materia fa che le cose prese in c. non rispondano alle considerazioni in astratto (Galilei). In diritto, colpa in c., colpa, bandita dal vigente codice civile, che deriva dalla mancanza di diligenza propria del soggetto agente, cioè di quella diligenza che il soggetto suole osservare nell’espletamento dei proprî affari. b. In grammatica, nomi c., i sostantivi che indicano esseri, oggetti reali o considerati come tali (per es. giardino, cavallo, operaio, folla), e non qualità o maniera d’essere. 3. estens. a. Sostanziale, determinato, precisamente stabilito (anche con uso sostantivato): scendere al c., al caso specifico; restare nel c., non divagare con argomentazioni generiche e astratte; venire al fatto c., alla sostanza del fatto; i suoi progetti non hanno nulla di c.; fammi un’offerta concreta. b. Che ha fondamento su dati di fatto, o che si attiene agli aspetti materiali e positivi delle cose (in opposizione a idealistico, fantastico, ipotetico e sim.): badare alla realtà c.; per motivi c.; è un uomo c.; Meglio la vita ruvida concreta Del buon mercante inteso alla moneta (Gozzano). 4. Musica c., tecnica musicale che si basa su un insieme di suoni e di rumori presi dalla vita corrente e combinati secondo un determinato criterio di composizione, attualmente superata dalla musica elettronica. 5. Arte c., espressione con la quale viene indicato (in contrapp. a arte astratta) un tipo d’arte assolutamente non figurativa, prevalentemente geometrica, basata su forme e colori nettamente definiti, senza nessun richiamo alle forme del mondo esterno o a elementi lirici o simbolici; fu teorizzata, dal 1930 in poi, soprattutto da T. van Doesburg e M. Bill, e ha influenzato numerosi movimenti artistici degli anni ’60 e ’70 del Novecento. 6. Come s. m., in filosofia, l’individuale rispetto all’universale, la persona, la cosa, il singolo essere esistente; nella filosofia moderna, e più propriam. in quella hegeliana, il concetto, l’universale, l’infinito, in opposizione ad astratto, con cui si designano i prodotti dell’intelletto astraente, il finito, il singolo, l’individuo. ◆ Avv. concretaménte, con concretezza, in modo chiaramente individuabile o individuato, o nella realtà pratica: esporre concretamente i fondamenti di una disciplina; dimmi quali sono, concretamente, i risultati ottenuti.