confessione
confessióne s. f. [dal lat. confessio -onis, der. di confessus, part. pass. di confiteri «confessare»]. – 1. a. Il confessare, il riconoscere e dichiarare la propria colpa: l’imputato s’è deciso alla c.; ha fatto piena c. dei proprî errori; costringere alla c.; strappare, estorcere una confessione. Con sign. attenuato, ammissione, riconoscimento: la c. dei proprî difetti è indizio di generosità d’animo (Berchet). b. In diritto, dichiarazione che una parte fa della verità di fatti ad essa sfavorevoli e, nel processo civile, favorevoli all’altra parte della controversia (è irrevocabile ed efficace soltanto se effettuata da persona capace di disporre dei diritti ai quali si riferiscono i fatti confessati): c. giudiziale, se fatta nel corso di un giudizio; c. stragiudiziale, se fatta alla parte, o a chi la rappresenta, fuori dal giudizio. c. La cosa stessa confessata: è una c. grave quella che tu mi fai. d. Come titolo di opere letterarie, libro che contiene le memorie autobiografiche dell’autore: le Confessioni di sant’Agostino, le Confessioni di Rousseau. 2. a. Nella storia delle religioni, esposizione dei proprî peccati, con o senza l’intervento del sacerdote, praticata in senso e modo diversi presso molti popoli, a cominciare da quelli primitivi. Nella religione cattolica, parte del sacramento della penitenza (e in quanto tale, detta spesso c. sacramentale) che consiste nella manifestazione, o accusa, dei proprî peccati fatta alla Chiesa nella persona di un sacerdote, per averne l’assoluzione sacramentale. Anche, il sacramento stesso della penitenza: prepararsi alla c.; fare una buona c.; segreto di c. o segreto confessionale (v. segreto2, n. 2 a); osservare, tradire il segreto della c.; dire, sapere in c. o sotto il sigillo di c., nel segreto inviolabile della confessione; estens.: te lo dico (come) in c., in gran segreto. b. Facoltà conferita al sacerdote di amministrare il sacramento della penitenza: avere, conferire, togliere la c.; è un sacerdote novello e non ha ancora la confessione. 3. a. Dichiarazione delle proprie credenze religiose. In partic., c. di fede (o professione di fede), fatta in genere mediante la recitazione del Credo, e così detta dall’atto del cristiano che, innanzi ai persecutori, manifestava apertamente la sua fede e con ciò rendeva lode a Dio. b. La fede stessa professata: c. cattolica, evangelica, valdese. c. Con sign. concr., ognuno dei gruppi che, pur mantenendosi separati quanto a organizzazione e disciplina, professano la stessa fede nell’ambito del cristianesimo; in senso più ampio, i seguaci di una fede. d. estens. Fede politica, credo ideologico: la c. marxista. 4. Luogo (detto anche sepolcreto) in cui sono deposte le spoglie o le reliquie del confessore della fede cristiana, generalmente collocato, in relazione con le antiche consuetudini liturgiche, entro o sotto l’altare, dove l’arca contenente le reliquie era talora visibile ai fedeli attraverso una piccola apertura. ◆ Dim. confessioncèlla, confessioncina; spreg. confessionùccia, raro; pegg. confessionàccia.