coniugazione
coniugazióne s. f. [dal lat. coniugatio -onis (der. di coniugare «congiungere») «congiunzione, relazione etimologica tra vocaboli», e nel lat. tardo «flessione del verbo»]. – 1. Nella terminologia grammaticale, la flessione del verbo in confronto a quella del nome (che è detta invece, per le lingue in cui esistano i casi, declinazione), cioè il complesso delle forme che il verbo può assumere per esprimere il tempo, il modo, il numero, la persona e la diatesi. Si dice c. anche la sistemazione delle diverse forme del verbo, per cui, date alcune forme fondamentali o anche una sola, si hanno gli elementi sufficienti per costruire tutte le altre; così in latino si hanno quattro coniugazioni e le forme essenziali sono quelle dell’indicativo presente (o dell’infinito presente), del perfetto e del supino; in italiano le coniugazioni sono tre, se si trascura la differenza fra i verbi in -ere piani (per es. vedére) e quelli in -ere sdruccioli (per es. córrere). Per la c. attiva, media, passiva, v. diatesi, n. 1. Per la c. perifrastica, v. perifrastico. 2. In biologia, accoppiamento sessuale, copulazione; in partic., in zoologia, fenomeno che avviene negli infusorî (o ciliati), consistente nella temporanea unione di due di tali esseri unicellulari e in uno scambio di materiale nucleare. 3. In botanica, fusione di due gameti liberi dal gametangio che li ha prodotti. 4. In anatomia, forami di c., i fori intervertebrali attraverso cui passano le radici spinali. 5. In chimica, la reazione che porta alla formazione di proteine coniugate. 6. In fisica, c. di carica, operazione che trasforma una particella nella corrispondente antiparticella.