consenso
consènso s. m. [dal lat. consensus -us, der. di consentire «consentire»]. – 1. a. Conformità di voleri: agire di consenso, d’accordo. b. In diritto, elemento essenziale del negozio giuridico bilaterale o plurilaterale, consistente nell’incontro delle manifestazioni di volontà di due o più soggetti contrapposti (sinon. perciò di accordo); vizio di consenso, difetto della formazione della volontà, che si ha quando un contraente abbia prestato il proprio consenso alla conclusione del contratto per effetto di errore, violenza o dolo: è causa di annullamento del contratto. C. matrimoniale, nel diritto canonico, reciproca volontà dei soggetti a contrarre il matrimonio. C. dell’avente diritto, assenso dato a un fatto previsto come reato (per es., furto) da parte della persona che ne è danneggiata, per cui il fatto non costituisce reato. c. Accordo di opinioni individuali: per comune consenso; in partic., nel linguaggio filosofico, c. delle genti o c. universale, assunto come criterio di verità già dagli stoici, e ripreso poi nelle polemiche fra teologi cattolici e protestanti. 2. a. Il consentire a che un atto si compia, permesso, approvazione: dare, negare il c., chiedere, ottenere il c.; esprimere, manifestare il proprio c.; c. scritto; tacito c., approvazione non dichiarata con parole; ho agito col suo c.; c. per l’adozione; c. all’aborto, ecc. In bioetica e nella pratica medica, c. informato, partecipazione consapevole del paziente alle decisioni sul trattamento terapeutico da seguire, realizzata attraverso una informazione esauriente sulle sue condizioni di salute e, soprattutto, in caso di gravi patologie, sui rischi connessi alla terapia da seguire. b. Giudizio favorevole, calda approvazione: l’iniziativa ha incontrato l’unanime c. della popolazione; la commedia è stata accolta con larghi c. di pubblico e di critica. c. Nel linguaggio polit., appoggio, favore espresso da gruppi e strati sociali alla politica di chi è al potere: il c. dei ceti medi al programma di riforme; partito che ha ottenuto un largo c. di voti, un ampio c. elettorale; organizzazione del c., azione svolta da istituzioni e persone influenti per assicurare il favore di larghi strati di opinione a chi esercita il potere. 3. Nelle ferrovie, l’autorizzazione occorrente per effettuare un’operazione connessa con la circolazione dei treni; c. telegrafico o telefonico, quello che il dirigente di una stazione deve ricevere dal dirigente della stazione successiva per inviare il treno in una data direzione, in alcune linee o in particolari condizioni di esercizio.