console
cònsole (ant. cònsolo) s. m. [dal lat. consul -ŭlis, di etimo incerto]. – 1. Nell’antica Roma ognuno dei due supremi magistrati creati, con potere annuale, all’inizio della Repubblica, insigniti del comando militare, della facoltà di convocare e presiedere le adunanze senatoriali e popolari, del diritto di proporre leggi, della cura dell’amministrazione finanziaria e dei lavori pubblici; eletti anche durante l’Impero, vi ebbero funzioni più limitate, relative alla sola competenza giurisdizionale. 2. Nel medioevo: a. Ognuno dei magistrati, in numero da due a dodici, i quali nel corso del sec. 11° riuscirono, con accordi o con la violenza, a porsi a capo di molti comuni; eletti da assemblee ristrette, restavano in carica un anno e avevano poteri molto estesi. b. A Roma, fino al sec. 12°, titolo degli appartenenti a grandi famiglie. c. Nell’età comunale, in alcune città (per es., Genova), magistrato al quale venivano deferite le cause civili. d. Consoli del mare, nelle repubbliche marinare, i magistrati preposti alle operazioni marittime. e. Titolo dei magistrati incaricati di reggere le colonie di mercanti che esercitavano il traffico nei centri commerciali stranieri (per es., il console genovese a Caffa, o quello fiorentino a Costantinopoli). 3. In età moderna, agente per mezzo del quale uno stato esercita nel territorio di un altro stato funzioni pubbliche, di natura varia prevalentemente amministrativa e a volte anche giurisdizionale: c. inviato o c. di carriera, funzionario di carriera che si reca appositamente nello stato straniero in cui deve svolgere la sua missione; c. onorario o c. eletto, funzionario onorario scelto fra le persone che già risiedono nel paese estero. 4. Nel regime fascista, grado della Milizia volontaria, corrispondente a quello di colonnello dell’esercito. 5. Titolo assunto da Napoleone I: primo c., dal 18 brumaio 1799 al maggio 1802; c. a vita, dal 1802 al 2 dic. 1804 quando assunse il titolo d’imperatore.