contestare
v. tr. [dal lat. contestari «chiamare in testimonio; intentare un processo con la citazione dei testimoni», der. di testis «testimone», col pref. con-] (io contèsto, ecc.). – 1. Nel linguaggio giur., comunicare all’imputato, da parte dell’autorità giudiziaria, che un fatto costituente reato è a lui attribuito; estens., c. una contravvenzione, notificarla. 2. ant. Attestare concordemente, affermare come vero: ardì porre in dubbio la più contestata istoria (Pagano). 3. Negare, contrastare, mettere in dubbio la validità o legittimità di qualche cosa: c. un diritto; prova, dichiarazione che può essere contestata. In partic., e con accezione più recente, sottoporre a critica radicale sia singole persone e il loro operato o comportamento, sia organi, istituzioni, provvedimenti, programmi, ecc., soprattutto come forma di protesta e di lotta da parte dei giovani o di gruppi determinati, i quali, non riconoscendo come valide le strutture culturali, politiche e sociali di un dato sistema, mirano a metterle in crisi per ottenerne il superamento o la sostituzione: c. la scuola, l’università (o il preside, un professore); c. la società dei consumi, la morale borghese; c. un festival cinematografico, un premio letterario; c. il sistema; anche con uso assol., o con complemento generico: sono ancora ragazzi, ma già contestano; gli studenti, allora, contestavano tutto.