contratto di rete
loc. s.le m. Istituto giuridico mediante il quale più imprenditori perseguono lo scopo di accrescere, individualmente o collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato, obbligandosi, sulla base di un programma comune di rete, a collaborare tra loro in forme e àmbiti predeterminati attinenti all’esercizio delle proprie imprese, a scambiarsi informazioni o prestazioni di natura industriale, tecnica o tecnologica o, ancora, a esercitare in comune una o più attività tra quelle rientranti nell’oggetto della propria impresa. ◆ Una possibile soluzione? La cooperazione tra imprese, che già vanta una tradizione nel nostro Paese, grazie ai distretti industriali. A partire dal DL 10 febbraio 2009, n. 5, modificato più volte fino alla Legge 30 luglio 2010, n. 122, è ora disponibile un nuovo strumento: il ‘contratto di rete’. (Ivana Pais, Corriere della sera.it, 20 gennaio 2011, blog nuvola.corriere.it) • Le reti di imprese, infatti, possono essere viste sia come una forma di aggregazione attorno ad un progetto, sia come uno strumento per avviare un processo di aggregazione che può sfociare in forme più strutturate quali contratti di rete più vincolanti e garantiti, nuove società dotate di personalità giuridica, oppure veri e propri processi di fusione aziendale. (AA. VV., Sole 24 Ore.com, 28 febbraio 2014, Diritto 24) • Il leggendario individualismo dei piccoli e medi imprenditori italiani si sta incrinando. Lo conferma il boom dei contratti di rete registrato fra il 3 settembre del 2014 e il 3 settembre del 2015. Una formula prevista dalla legge che lega fra loro un gruppo d’aziende che, pur mantenendo la propria indipendenza, si organizzano per uno scopo comune. (Giorgio Lonardi, Repubblica.it, 29 settembre 2015, Economia).
Composto dal s. m. contratto, dalla prep. di e dal s. f. rete.