copia2
còpia2 s. f. [dalla voce prec., intesa come «facoltà (di riprodurre)»]. – 1. a. Trascrizione fedele di una scrittura originale: c. di un documento, di un contratto, di una sentenza, di un testamento; c. fedele, esatta, autentica, scrupolosa; per c. conforme, formula cancelleresca per attestare l’autenticità della copia di un atto e la sua perfetta corrispondenza con l’originale; fare una, più copie; c. manoscritta, dattiloscritta; passare ai compagni la c. della versione, del compito in classe. Bella c. (o, meno com., c. al pulito), la stesura definitiva di uno scritto, contrapposta alla brutta c., cioè la prima stesura, provvisoria, sulla quale si eseguono correzioni e cancellature. In paleografia e in filologia si dice che un codice manoscritto è copia di un altro, quando è esemplato su di esso; c. di servizio, quella che l’autore ha tenuto presso di sé per apporvi via via correzioni e aggiunte; c. di riguardo, la bella copia eseguita con cura particolare per essere presentata a persona di rispetto; c. autografa, copia eseguita dall’autore stesso: quell’opera di Caravaggio è considerata c. autografa di un dipinto più antico. In diplomatica, la copia, nella tradizione dei documenti, è lo scritto che riproduce l’originale: può essere semplice, priva di forme legali che diano valore di prova; autentica o autenticata, legittimata da sottoscrizione notarile o di un ufficiale comunale; vidimata, convalidata da autorità pubblica invece che da notai; imitativa, riproducente, ma non per falsificazione, anche i caratteri grafici dell’originale. In diritto, copia di un atto pubblico, la riproduzione fedele e integrale di un atto rilasciato da un pubblico ufficio. b. L’operazione stessa di copiare: procedere alla copia (e, nel passato: ufficio copia; mandare alla copia). 2. Disegno, pittura, scultura che riproduce più o meno fedelmente (a scopo di contraffazione o anche per esercitazione o per la diffusione) un’opera d’arte originale: una c. della Gioconda; le c. del Discobolo di Mirone; questa mostra espone copie, non originali. Per estens., di persona che assomiglia molto a un’altra (anche per caratteri non soltanto fisici): pare proprio la c. di suo padre. 3. a. Duplicato, o ciascuno dei duplicati ottenuti mediante riproduzione di un originale o di una matrice con procedimento meccanico, fotomeccanico, digitale, ecc.: fare 200 c. al ciclostile di una circolare; c. xerografica, c. cianografica, c. eliografica, ecc.; c. fotostatica, lo stesso che fotocopia; stampare 5 copie di un documento; anche di riproduzioni artistiche: un’incisione, una litografia, un’acquaforte di cui sono state tirate 50 copie. In informatica, spesso sinon. di duplicato: fare una c. del file, di un programma, di un CD; c. di sicurezza o c. di backup: v. backup. In fotografia e in cinematografia, ciascuno degli esemplari ottenuti mediante stampa in positivo, su carta o su pellicola, di un negativo: foto di classe in 25 copie. b. Ciascuno degli esemplari a stampa di un libro o giornale: edizione, tiratura di 2000 c.; gli ho regalato una c. del mio nuovo libro; un quotidiano che stampa ogni giorno circa 700.000 c.; c. d’obbligo, lo stesso che esemplare d’obbligo (v. esemplare2). ◆ Dim. copiétta, poco com.; accr. copióne m., con accezione partic. (v. copione1); pegg. copiàccia.