corno1
còrno1 s. m. [lat. cŏrnu] (pl. -a, f. con valore collettivo, -i m. negli altri casi). – 1. a. Caratteristica formazione del capo di varî mammiferi ungulati, di solito pari, costituita cioè da una coppia di due elementi sporgenti dalla superficie dorsale della testa dell’animale; nei cavicorni è formata da uno strato epidermico di cheratina che ricopre una parte centrale ossea (il corno del rinoceronte, invece, che è unico, è formato da peli fusi insieme, e sporge dal centro della zona tra il naso e la fronte); ha grandezza e forma varia (conica o cilindrica appuntita all’estremità, diritta, ricurva o a spirale, talora ramificata come nei cervi), e funziona come arma di difesa o di offesa e per il combattimento tra i maschi: le c. del bue, del caprone, del camoscio, dell’antilope, della giraffa; il c. del rinoceronte. b. Per analogia, nel linguaggio corrente, le corna o anche i corni, le due piccole escrescenze carnose retrattili che hanno sul capo le chiocciole e le lumache. c. scherz. Bernoccolo: il bambino è caduto e si è fatto un bel c. in fronte. 2. Locuzioni e usi fig.: a. Duro come un c., di cosa molto dura; prendere il toro per le c., affrontare risolutamente una difficoltà; avere qualcosa per le c., avere pensieri per il capo; avere qualcuno sulle c., averlo in antipatia; dire corna, dire peste e corna di qualcuno, sparlarne, dirne molto male. Come simbolo di baldanza, di superbia (ma sempre in senso spreg.): alzare, rizzare le c., mettere fuori le c., insuperbirsi, mostrarsi arrogante o ardito; abbassare le c., ritirare le c., umiliarsi, desistere da una prepotenza; rompere le c. a qualcuno, mandare qualcuno con le c. rotte, rompergli la testa, bastonarlo, fargli passare la boria; rompersi le c., avere la peggio, uscire malconcio da un’impresa; andarsene con le c. rotte, tornare sconfitto, umiliato. b. Nelle frasi non valere un c., non capire un c., non importare un c. e sim., significa niente, niente affatto: colui non pensava ad altro che alla sua casa, e non gliene importava un c. degli affari degli altri (Verga); come esclam. pop., un corno!, equivale a un’energica risposta negativa: uscire? un c.! Tu rimani in casa!; posposto ad aggettivi, controbatte un’affermazione altrui: bello un c.!, facile un c.!, tutt’altro che bello, tutt’altro che facile; tuo un c.!, questo libro è mio. c. Le corna sono anche ritenute il simbolo dell’infedeltà amorosa (spec. coniugale), e con questo sign. allusivo il plur. corna è frequente (così come il gesto volgare che le rappresenta) in espressioni pop. d’intenzione offensiva (cfr. l’uso fig. di becco e dell’agg. cornuto): avere, portare le c., essere tradito dal coniuge o dalla persona con cui si ha una relazione amorosa; fare, mettere le c., tradire il partner (anche al sing., mettere un c., tradire una volta, occasionalmente, avere una singola avventura fuori del rapporto amoroso) e, per estens., scherz., abbandonare un fornitore abituale, trascurare un amico frequentando altri, e sim.: ho fatto le corna al mio macellaio, non vado più a fare acquisti da lui. d. Al plur., gesto di spregio o di scongiuro che si fa tendendo l’indice e il mignolo della mano chiusa a pugno (di solito, le due dita si rivolgono contro altri per spregio, si alzano o anche si abbassano verso terra, oppure il gesto viene fatto di nascosto, per scongiuro): fare le c., mostrare le corna. 3. a. Il corno separato dall’animale e adibito a usi diversi, per es. a contenere liquidi o polvere da sparo; in partic., c. dell’abbondanza, la cornucopia. b. Oggetto di corallo o di metallo prezioso a forma di corno che si porta, per lo più appeso a una catenella, come portafortuna. c. La materia tratta dalle corna dei ruminanti e adoperata in commercio per farne oggetti varî, come pettini, bottoni, scatole, tabacchiere, manici di ombrelli; c. da scarpe, pezzo di corno incavato, spesso anche di metallo o di materiale plastico, adoperato per infilarsi più facilmente le scarpe (detto anche calzatoio, calzante, calzascarpe). 4. a. Oggetto o parte di un oggetto che per la forma sporgente e appuntita ricorda un corno: i c. dell’incudine; i c. della luna, le due punte con cui la luna si presenta quando è nel primo e nell’ultimo quarto; Lo maggior c. de la fiamma antica Cominciò a crollarsi (Dante), la punta maggiore della fiamma a due punte che racchiude insieme Ulisse e Diomede. b. C. dogale o c. ducale, copricapo di cerimonia e insegna di dignità dei dogi di Venezia, nei tempi più antichi foggiato come le mitrie, poi piegato in forma simile a quella del berretto frigio. c. Cima di montagna conformata in modo da richiamare la punta di un corno, donde il nome Corno dato a vette e a rilievi montani (Corno Grande, Corno Piccolo, Corno alle Scale, ecc.). 5. Nome di varî strumenti musicali: a. Strumento a fiato dei tempi antichi e medievali, costituito da un tubo (di corno, d’avorio, poi di metallo) a corpo più o meno ricurvo, con l’imboccatura all’estremità più sottile, usato per dare segnali durante le cacce e nell’esercito, o anche in cerimonie religiose, per giochi, ecc. b. Strumento d’ottone (detto anche c. francese), derivato dal perfezionamento del tipo precedente: è costituito da un lungo tubo ritorto, terminante in un ampio padiglione conico. In origine la scala dei suoni era producibile solo modificando la lunghezza del tubo mediante l’inserimento di tubetti supplementari detti ritorti (c. naturale o da caccia o a squillo); in seguito l’altezza del suono è stata determinata da valvole, dette pistoni, la cui azione conferisce allo strumento una scala cromatica completa (c. a pistoni o a macchina). c. C. inglese, strumento di legno, ad ancia doppia e a canna conica, terminante in una caratteristica campana ovoidale; ha timbro un poco più grave di quello dell’oboe e una sonorità più robusta e penetrante. d. C. bassetto, o c. di bassetto, sorta di grande clarinetto, a tubo piegato quasi ad angolo retto, in uso spec. nella seconda metà del sec. 18°, sostituito oggi dal clarinetto basso. e. C. da nebbia, specie di tromba usata per segnali acustici nella navigazione in caso di nebbia. 6. a. In anatomia, prolungamento di un organo: c. frontale, occipitale, sfenoidale, prolungamenti dei ventricoli laterali del cervello; c. anteriori e c. posteriori, i prolungamenti anteriori e posteriori della sostanza grigia del midollo spinale. Con altra accezione, corno di Ammone, circonvoluzione in forma di un grosso rilievo incurvato a falce (che ricorda perciò le corna d’ariete con cui era raffigurato il dio egiziano: cfr. ammoniti), situata all’interno del cervello, sopra l’ippocampo ventrale, della stessa struttura della corteccia cerebrale. b. In medicina, c. cutaneo, escrescenza di origine epidermica formata quasi esclusivamente di cheratina, che costituisce una manifestazione degenerativa osservabile spec. nell’età senile. 7. a. Estremità, braccio, lato, sporgenza e sim.: il c. destro, sinistro dell’esercito; i due c. dell’altare, i due lati, detti rispettivamente c. dell’epistola a destra, e c. del vangelo a sinistra di chi guarda (la distinzione non ha più luogo nella nuova liturgia della messa); c. di un fiume, biforcazione o curva che un fiume descrive nel racchiudere un tratto di terraferma. b. Propaggine, punta di una regione: quel c. d’Ausonia che s’imborga Di Bari e di Gaeta e di Catona (Dante). c. Nella marina velica, l’estremità superiore delle antenne delle vele latine, e quella (detta anche penna) dei picchi delle vele auriche. d. fig. Corni di un dilemma, le due alternative del dilemma. 8. ant. La costellazione dell’Orsa minore. 9. In botanica: a. Corno dell’abbondanza, fungo basidiomicete delle teleforacee (Cantharellus cornucopioides), detto anche trombetta di morto, che cresce a gruppi compatti nell’humus delle foreste: ha ricettacolo a forma di corno, consistenza elastica e color grigio bruno; da giovane è mangereccio. b. Corno di cervo, erba delle plantaginacee (Plantago coronopus), detta più comunem. barba di cappuccino; anche, specie di fungo (Hydnum coralloides), altrimenti detto barba di capra. ◆ Dim. cornétto (v.), cornino, cornettino, cornicino; pegg. cornàccio.