corporazione
corporazióne s. f. [dal lat. tardo corporatio -onis, der. di corporare (v. corporato), sul modello dell’ingl. corporation (da cui anche il fr. corporation)]. – 1. In età romana, unione di persone (sacerdoti, funzionarî, artigiani) legate tra loro con vincolo volontario per la comunanza delle funzioni o della professione. Nell’ordinamento medievale, e fino al sec. 18°, complesso di persone che, svolgendo una comune attività economica, si univano per la tutela degli interessi e per il conseguimento di fini comuni: corporazioni di arti e mestieri; la c. dei mercanti, dei professionisti. Per estens., e con valore polemico, ogni associazione sindacale che cerchi con tutti i mezzi di salvaguardare i proprî interessi e i privilegi acquisiti. 2. Nel periodo fascista, organo dello stato cui era attribuita la funzione di collegamento fra le organizzazioni sindacali di uno stesso ramo produttivo e tra categorie d’imprese, con facoltà di emettere norme giuridiche per la disciplina della produzione e dei rapporti di lavoro. Le corporazioni fasciste, fissate nel numero di 22, formavano con i loro rappresentanti il Collegio nazionale delle C., organo collegiale che, insieme con i rappresentanti del Partito Nazionale Fascista, costituiva la Camera dei Fasci e delle Corporazioni. 3. In diritto, uno dei tipi fondamentali delle persone giuridiche, oggi detto più comunem. associazione; la denominazione sopravvive nel codice della navigazione e in partic. nella c. dei piloti, che ha sede in ogni porto in cui sia riconosciuta la necessità del servizio di pilotaggio. 4. C. religiose: associazioni religiose (più propriam. in diritto canonico ordini e istituti religiosi o società) i cui membri pronunciano voti pubblici, perpetui o temporanei, allo scopo di tendere alla perfezione evangelica.