corso2
córso2 s. m. [lat. cŭrsus -us, der. di cŭrrĕre «correre»]. – 1. a. ant. L’atto, l’esercizio del correre: In picciol c. mi parieno stanchi Lo padre e’ figli (Dante); alla lotta e al corso Io t’educai le membra (Parini); veloce nel c.; esercitarsi nel c.; anche di animali, spec. di cavalli: irritante il morso Accresce impeto al c. (Foscolo). Oggi con questo sign. è com. soltanto corsa, ma anticam. era di uso frequente e formava anche molte locuz.: al c., a gran c., a tutto c., a c. pieno, di pieno c.; darsi al c., muoversi a c., mettersi a c., pigliare il c., mettersi a correre, pigliar la corsa; prendere c., nello scontro di due cavalieri in giostra, farsi indietro per prender meglio la rincorsa e accrescere l’impeto dello scontro; andare in c., delle streghe che di notte correvano ai loro convegni: né voglio per ciò che voi crediate che noi andiamo a imbolare, ma noi andiamo in c. (Boccaccio); e nel senso partic. di «correre il mare», le locuz. andare in c., mettersi in c., corseggiare, fare il corsaro: Oddone, che fu mago e corsale similmente, e più noceva a’ nemici con l’arte magica che con quella d’andare in c. (T. Tasso). b. poet. Cammino, soprattutto in locuzioni come drizzare, dirigere, muovere il c. verso un luogo e sim.: l’altro drappello Tendea per le tirrene aure il suo c. (Foscolo). 2. a. Lo scorrere, il fluire di acque in movimento: c. d’acqua, denominazione generica di ogni acqua corrente (fiume, ruscello, torrente, canale, ecc.); c. d’acqua conseguente, di un fiume che svolge il proprio corso nella direzione originaria primitiva; c. d’acqua susseguente, se per un fenomeno di cattura devia il corso verso quello del fiume che l’ha catturato; il c. del Po, del Danubio; seguire il c. del fiume, camminare lungo la linea di una delle sue rive. Anche il modo in cui acque in movimento scorrono: c. regolare, tortuoso, lento, impetuoso; o lo spazio che percorrono: Un fiumicel che nasce in Falterona, E cento miglia di c. nol sazia (Dante). b. ant. Lo scorrere del sangue nelle arterie e nelle vene: il c. del sangue; anche flusso di sangue, nell’espressione c. mestruale, o con uso assol. al plur., i corsi, le mestruazioni: avere i c.; non ha ancora i corsi. 3. Viaggio per mare, navigazione; è sign. ant., ma rimane in uso nella locuz. capitano di lungo c., che ha la patente per comandare navi mercantili adatte a lunghi viaggi, cioè navi di lungo corso. 4. Andamento, movimento regolare e continuo di molte cose. In partic.: a. Il movimento, reale o apparente, dei corpi celesti: il c. delle stelle, dei pianeti, del Sole, della Luna; Poscia che Costantin l’aquila volse Contr’al corso del ciel (Dante). b. Lo svolgimento progressivo del tempo; il procedere normale degli avvenimenti, di un’attività e sim.: il c. della vita di un uomo; nel c. dei secoli, nel c. della settimana, della giornata; non si può fermare il c. del tempo; nel c. del viaggio, della discussione, dei lavori, degli studî; la malattia deve avere il suo c.; Nel tempo giovanil, quando ancor lungo La speme e breve ha la memoria il c. (Leopardi). Nel linguaggio burocr., la pratica deve seguire il suo c. regolare, deve procedere per i varî gradi della gerarchia, passare attraverso tutti gli uffici competenti; dare c. ai lavori, iniziarli; dare c. a un atto, a un’istanza, a una citazione, farli procedere. Nel linguaggio polit. e giornalistico, nuovo c., nuovo indirizzo politico, di un governo, un regime, un partito, con importanti e spesso radicali mutamenti di obiettivi e di metodi (anche estens. e fig., con riferimento a istituzioni o attività varie, pubbliche e private). Molto com. la locuz. in corso, a proposito di lavori che si stanno facendo: la strada è sbarrata per lavori in c.; opera in c. di stampa, in c. di pubblicazione; decreto in c. di registrazione. c. Con sign. più generico, il susseguirsi ininterrotto di una serie di fatti o manifestazioni: le strade, un indicibile spettacolo, un c. incessante di miserie (Manzoni). d. Nella filosofia di G. B. Vico (1668-1744), corsi e ricorsi, l’alternarsi nella storia dell’umanità dei «corsi» della civiltà con i «ricorsi» della barbarie in un ciclo alterno. 5. a. Serie metodica (di prediche, di lezioni, di conferenze, ecc.); trattazione sistematica di una disciplina. In partic., serie di lezioni e di esercitazioni che hanno lo scopo di dare all’allievo l’istruzione sufficiente in una materia, in un’arte, in una professione: un c. di anatomia, di chimica organica, di lingua e letteratura francese, di storia dell’arte medievale, ecc.; frequentare il c. allievi ufficiali; c. facoltativo, libero, obbligatorio. b. Istituzione scolastica, parascolastica o privata, avente ordinamento didattico diverso da quello delle scuole governative, che impartisce insegnamenti di carattere professionale e tecnico: c. di cucina, di informatica, di fotografia; corsi di qualificazione professionale; corsi per corrispondenza; c. accelerati, c. di recupero anni scolastici. Anche, la durata di tali insegnamenti: un c. di sei mesi. c. Complesso degli allievi di una scuola, anche militare, che seguono un determinato insegnamento. d. L’anno di studî nelle università: studenti del 1° c. di lettere, del 2° c. di medicina; anche, ma meno propr., la classe che si frequenta di una scuola o istituto. e. Nelle scuole e istituti di istruzione secondaria, la serie completa delle classi, considerate verticalmente nel senso della progressione degli studî: c. ginnasiale, c. liceale, c. per geometri; c. inferiore, superiore; c. collaterali, derivati dallo sdoppiamento di altre classi dell’istituto in seguito a notevole crescita della popolazione scolastica; c. serali, per lavoratori che non possono seguire le lezioni dei normali corsi diurni; corsi di recupero, c. di sostegno, organizzati dai consigli d’istituto in favore di alunni che rivelino carenze nella preparazione o scarso profitto nell’apprendimento e per i quali appaia quindi opportuno rafforzare e integrare l’azione didattica svolta nei normali corsi di studio; c. integrativi, organizzati dai provveditori agli studî per consentire ai diplomati di istituti magistrali e di licei artistici di iscriversi a qualsiasi corso di laurea. Nelle stesse scuole e nelle università e istituti superiori, la durata normale degli studî: il c. del liceo è di tre anni. Nell’ordinamento universitario, iscrizione fuori c. (al primo, secondo, ... anno fuori c.), quella che viene concessa agli studenti (perciò detti studenti fuori c.) che non abbiano sostenuto tutti gli esami stabiliti o non abbiano conseguito la laurea nel prescritto numero di anni. f. Libro a stampa, o serie di dispense universitarie, che contengono la materia di un corso di lezioni, o, più genericam., la trattazione scritta su un determinato argomento, da svolgersi o no in un corso di studî: acquistare il «Corso di chimica organica»; Corso di meccanica; Corso di stenografia. 6. a. Circolazione delle monete e dei biglietti: moneta in c., che è accettata in pagamento; moneta fuori c., ritirata dall’autorità emittente e non più accettabile in pagamento. Per analogia, vocaboli in c., di uso corrente, fuori c., disusati, antiquati. b. Potere liberatorio delle monete metalliche e dei biglietti di banca o di stato, ossia possibilità di estinguere con essi obbligazioni che importino un pagamento: c. fiduciario, quando le monete e i biglietti possono essere accettati o rifiutati nei pagamenti secondo la fiducia che ispirano; c. legale, quando nessuno può rifiutare di accettare in pagamento monete o biglietti convertibili cui lo stato ha attribuito potere liberatorio illimitato; c. forzoso, relativo ai soli biglietti, quando questi devono essere accettati in pagamento e non possono essere convertiti. 7. Prezzo corrente, quotazione dei cambî e dei titoli nelle contrattazioni di borsa: c. denaro (o anche c. domanda, c. d’acquisto), c. lettera, il prezzo al quale vengono richiesti, o rispettivam. offerti, titoli, divise, banconote; c. alla pari, se coincide con il valore nominale; c. sopra la pari, c. sotto la pari, secondo che sia superiore o inferiore al valore nominale. 8. a. La frequenza, il movimento delle persone e dei veicoli in determinate strade cittadine; con questo sign. il termine è ormai ant. o dial. (cfr., a Napoli, il c. pubblico, la circolazione stradale), tranne che in espressioni come c. delle maschere, c. mascherato, il corteo di persone mascherate, carri, ecc., per le vie di alcune città durante il carnevale, e c. dei fiori, giro di carri e carrozze ornati di fiori, e spesso con ragazze in costume. b. Per estens., nome di vie che, per antica tradizione o per funzione e carattere urbanistico, assumono particolare importanza nella fisionomia edilizia di una città: C. Garibaldi, C. Cavour, C. d’Italia (in qualche caso, sono le vie dove un tempo avveniva la corsa, o «corso», del palio, come per es. la Via del Corso a Roma). 9. a. Nelle strutture murarie, fila di elementi uguali, per lo più pietre o laterizî, allineati di regola su uno stesso piano orizzontale (detto anche filare e, più raram., ordine). Più in partic., corsi di guida, nell’esecuzione di una pavimentazione stradale in pietra, quelli che vengono predisposti a distanze opportune l’uno dall’altro in modo da guidare gli operai nella posa dei singoli masselli, per mantenere regolari, ben paralleli e rettilinei i giunti ed evitare ondulazioni della superficie stradale. b. Nella costruzione navale, ciascuna delle file longitudinali delle tavole o delle lamiere costituenti il fasciame. c. Nella tessitura, l’insieme di tutti i fili passati nella prima maglia di ciascun liccio. ◆ Dim. corsétto, nel sign. 5: se ci fosse un corsetto facile mi iscriverei.