corteccia
cortéccia s. f. [lat. cortĭcea, femm. di corticeus, agg. di cortex -tĭcis «corteccia»] (pl. -ce). – 1. Nelle piante, la parte periferica del fusto e della radice: c. primaria, quella costituente il cilindro corticale, formata dai tessuti che stanno tra l’epidermide e l’endodermide; c. secondaria, formata dai tessuti originati dal cambio verso l’esterno, che ha essenzialmente la funzione di trasporto degli assimilati per mezzo del tessuto cribroso, oltre che di protezione, e che, nelle dicotiledoni perenni e nelle gimnosperme, si accresce ogni anno di un anello. 2. Per estens., la parte esterna di altre cose, quindi talvolta sinon. di buccia (di alcuni frutti), di crosta (del pane, del formaggio), ecc. In partic.: a. In anatomia, la parte esterna di un organo che racchiude, come in un guscio, una sostanza di struttura diversa: c. cerebrale; c. cerebellare; c. del rene; c. delle capsule surrenali. b. C. serica, i varî strati di seta che costituiscono il bozzolo del baco da seta. 3. fig. Aspetto esteriore delle cose, apparenza: la profondità del senso, il quale sotto la bella c. delle parole gli pareva sentire nascoso (Boccaccio); guardare alla c.; andare più in là della c., penetrare oltre l’apparenza, guardare alla sostanza delle cose. ◆ Dim. corteccina, corteccino m., cortecciòla (v.); accr. corteccióna, e corteccióne m. (v.).