coscia
còscia s. f. [lat. cŏxa] (pl. -sce). – 1. Il segmento dell’arto inferiore dell’uomo, situato tra l’anca e il ginocchio, il cui scheletro è costituito dal femore, abbondantemente rivestito da parti molli formate di muscoli, vasi, nervi, ecc. Nell’uso fam., anche la parte corrispondente del corpo degli animali, spec. macellati (detto anche coscio): una c. d’agnello, di pollo; un pezzo di lesso dalla parte della coscia. Per estens., la parte dei calzoni che ricopre la coscia: calzoni larghi, stretti di coscia; tosc., calzoni a coscia (dove la parola ha il suo sign. proprio), aderenti alle cosce: vestito in giubba nera, calzoni bianchi a coscia e stivaloni di pelle fin sopra ai ginocchi (Collodi). 2. Cosce di monaca, nome pop. di una varietà di susine, e anche di una varietà di pere, altrimenti dette cosce di donna, il cui nome in frutticoltura è pera coscia: frutto di forma regolare, con buccia sottile, giallastra, rossa nella parte esposta all’insolazione, con polpa dolce e succosa, che matura verso la fine di luglio. 3. fig. a. ant. La parte di un ponte fondata sulla riva: alla c. del ponte vecchio di qua dall’Arno (G. Villani). b. Cosce dell’affusto, nelle artiglierie, le due parti che compongono il corpo di affusto. c. poet., ant. Sponda, fianco: ferma in su la detta coscia Del carro (Dante). ◆ Dim. coscina, coscétta, coscettina; vezz. o spreg. cosciùccia; accr. coscióna (estens., scherz., donna o ragazza dalle cosce o dalle gambe grosse: sua sorella è una cosciona) e coscióne m.; pegg. cosciàccia.