cotone
cotóne s. m. [dall’arabo quṭun]. – 1. Nome di varie specie di piante del genere Gossypium, della famiglia malvacee, nonché dei peli che rivestono i semi, dai quali si ottiene una fibra tessile naturale largamente usata nel mondo. Le specie spontanee sono suffrutici o frutici, alti da 1 a 4 m, quelle coltivate sono annue: tutte hanno fusto ramoso, fiori solitarî con cinque petali bianchi, rosei o gialli, di solito con una vistosa macchia rossa alla base; il frutto è una capsula coriacea, ovata, contenente semi rivestiti di peli lunghi e fittissimi, di color bianco, rossastro o fulvo nelle specie coltivate, tutti rossastri in quelle selvatiche. Dai semi si estrae anche, per pressione, un olio commestibile di colore giallo pallido, inodoro e insipido, usato nell’alimentazione, nella fabbricazione di saponi, di olî idrogenati e olî ossidati. 2. Fibra tessile ricavata dai peli che rivestono i semi della pianta omonima, da cui si ottengono filati e tessuti. Tra i filati più noti e comuni: c. perla o perlato (fr. coton perlé), a due fili, a torsione stretta, usato per ricami; c. per imbastire, in rocchetti o gomitoli, poco torto, grezzo; c. brillante, reso lucido attraverso un bagno di soda caustica; c. ritorto, robusto, in rocchetti, formato dalla riunione di tre fili semplici ritorti in una sola volta; c. da rammendo, formato da parecchi fili poco torti e riuniti fra loro. 3. C. idrofilo: cotone cardato che ha subìto un trattamento chimico per l’asportazione delle sostanze grasse e resinose, allo scopo di conferirgli la capacità di assorbire acqua; è molto usato per medicazioni, e nella pratica cosmetica. Nel linguaggio com. è detto anche semplicem. cotone, soprattutto in locuz. fig.: avere il c. negli orecchi, di chi non ascolta, perché disattento, o perché non vuol sentire ciò che gli vien detto; tenere qualcuno nel c., trattarlo o allevarlo con eccessivi riguardi; stare nel c., vivere fra le delicatezze: non sono un signorino avvezzo a star nel c. (Manzoni). 4. C. fulminante, c. collodio, il fulmicotone.