covo
cóvo s. m. [der. di covare]. – 1. a. Lo stesso che covile (di animali): il c. della lepre, del serpente; un c. di gufi. b. tosc. Cesta o altro luogo preparato appositamente per la cova. c. Locuzioni: fare il c., prepararsi la tana, il nido, e fig. prepararsi uno stato comodo e di benessere per l’avvenire; prendere la lepre al c., nella sua tana; fig., acchiappare, cogliere, prendere qualcuno al c., nel c. (tosc. a covo), sorprenderlo dove si credeva al sicuro o dove si era certi di trovarlo. 2. fig. Rifugio, nascondiglio di persone di malaffare o che comunque si riuniscono per tramare segretamente: un c. di briganti, di malfattori, di congiurati, di sovversivi, di terroristi; più genericam., uscire dal proprio c., non uscire mai dal c., dalla propria stanza, dal luogo ove si sta abitualmente rinchiusi; anche fig.: O Severino, de’ tuoi canti il nido, Il c. de’ tuoi sogni io ben lo so (Carducci).