Cpt
s. m. inv. Sigla di Centro di permanenza temporanea. ◆ Se un migrante adulto senza permesso di soggiorno e senza un contratto di lavoro arriva in Italia viene identificato, messo ad espiare le sue colpe nei purgatori dei Cpt e subito dopo espulso. (Anna Simone, Manifesto, 7 febbraio 2005, p. 13, Cultura) • I leader di Prc e Pdci, [Fausto] Bertinotti e [Oliviero] Diliberto, non vogliono commentare. Lo fa il coordinatore dei Verdi, Paolo Cento: «Al di là della decisione della magistratura che rispettiamo, rimane un fatto politico: l’assoluta necessità di abrogare la Bossi-Fini e di chiudere i cpt. Due passaggi indispensabili per riportare la condizione degli immigrati a un trattamento umanitario degno di un Paese democratico». (Anna Rita Rapetta, Sicilia, 26 marzo 2006, p. 5, Politica) • Sulla base dell’esperienza che io conosco nei sei paesi fondatori di quella che è oggi l’Unione europea […], quello che ospita più campi nomadi e anche più centri Cpt è l’Italia. (Gustavo Selva, Roma, 18 maggio 2008, p. 1, Prima pagina).
Già attestato nel Corriere della sera del 25 ottobre 1998, p. 17.
V. anche centro di permanenza temporanea.